Omelia nell’apertura della Porta Santa

OMELIA DI MONS. GIAN PAOLO CITTERIO

Introduzione

Carissimi fratelli e sorelle, carissime consacrate, carissimi diaconi e confratelli concelebranti, con i decani dei nove decanati e i responsabili delle dieci chiese penitenziali della nostra Zona pastorale!

Siamo da poco passati attraverso la Porta Santa e siamo stati abbracciati così dalla Misericordia del Padre, accolti in questo Santuario, seguendo un itinerario significativo che ha avuto il suo inizio con Papa Francesco a Roma, nella Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, un secondo momento a Milano, oggi alle 17.30, con il nostro Arcivescovo, il Card. Angelo Scola nel Duomo dedicato alla Natività di Maria, ed ora un terzo momento qui, con tutti noi, ai piedi della Beata Vergine Addolorata: Maria ci presenta il Figlio Gesù, rivelazione nella storia della Misericordia di Dio. Questo pellegrinaggio non deve concludersi: ognuno di noi, in accoglienza dei doni di grazia, arricchito dalla Parola di Dio, alimentato dal Pane eucaristico e abitato dallo Spirito santo, lo continuerà nella sua vita e nella testimonianza quotidiana con tappe successive aprendo nuove porte, incontrando fratelli e sorelle e facendosi portatore di misericordia. Desidero ora condividere con voi alcune perle preziose della Parola di Dio che ci è donata oggi, perché, come piccolo seme gettato nel terreno fecondo del nostro cuore e della nostra vita, possa germogliare, crescere e portare buoni frutti.

  • QUI, ORA: E’ TEMPO DI GRAZIA

La Chiesa esulta di gioia alla presenza dello Sposo: è con noi Gesù misericordioso!

(Vangelo di Giovanni 3,23-32a)

Gesù è lo Sposo: in Lui risplende lo sguardo misericordioso e amorevole del Padre! Quale significato? Siamo entrati nell’Anno Santo del Giubileo. Con il prossimo Natale rinnoviamo la nostra fede nella presenza, in Gesù, del Dio con noi, della Misericordia che si è fatta carne nella storia e nel mondo. Ci capita, spesso, di scambiarci domande: “Quali sono le tue attese per il Natale? Quali le tue speranze? Che cosa ti aspetti in questo anno speciale del Giubileo?” Vigiliamo perché non ci accada di vivere intensamente la lunga attesa e poi, in un istante, ritrovarci nella grande delusione, perché abbiamo sbagliato l’obiettivo o ci siamo limitati ad alcuni gesti da compiere e ad alcuni adempimenti che la tradizione, l’abitudine o la devozione ci hanno consegnato. Tanta agitazione e tanto correre! Poi tutto ritorna come prima! Ci fermiamo all’organizzazione, alla sicurezza, a far riuscire bene le nostre imprese e i nostri progetti, pensando: speriamo che tutto quello che abbiamo desiderato e predisposto riesca bene e si concluda bene, che non succeda niente! E invece qualcosa deve succedere! La gioia dell’incontro con Gesù è sempre un nuovo inizio. Ora è il tempo della grazia, ora è il tempo del dono, ora è il tempo dell’incontro: lo sguardo di Gesù incrocia i nostri sguardi, il cuore aperto di Gesù riversa nel nostro povero cuore desideroso la tenerezza misericordiosa del Padre: come dice Giovanni il Battista, in noi “Gesù deve crescere”, occorre dare spazio a lui; tutto il resto, il nostro egoismo, il nostro agitarci inutile e dannoso, deve diminuire, fino a sparire.

  • IN UN INTRECCIO TRA PERDONO E CONVERSIONE

Movimenti e percorsi di cuori: niente di statico, di immobile e di irrimediabile! 

(Isaia 30, 18-26b)

  1. “Il Signore aspetta con fiducia per farvi grazia!…Il Signore curerà la piaga del suo popolo”.

Il primo a muoversi è il Signore: è Lui che scende dall’alto per chinarsi sulla mia miseria. Non dobbiamo limitarci a discorsi, a parole, a gesti, a simboli: il Signore ha varcato la porta per primo, ci aspetta, ci rivolge il suo sguardo misericordioso, ci conosce nei nostri limiti, nei nostri peccati e nelle nostre miserie e ci vuole far risalire, passo dopo passo, in un cammino di speranza per ciascuno di noi. Nessuno si senta escluso dal suo abbraccio misericordioso! L’incontro con il Signore avviene in chi scopre la gioia di sperimentare uno sguardo nuovo che sa andare al cuore, oltre l’apparenza e l’esteriorità. Gesù viene e si china su di te e, con gradualità, ti conduce ad entrare nei suoi pensieri e nei suoi progetti, ti rivela il suo cuore e ti chiede affidamento: si china sulle tue ferite, ti risolleva e ti accompagna. Non ti soffoca e non si impone: ti offre una Parola che suscita interrogativi e ti apre alla preghiera fiduciosa e ad un cammino di guarigione da ogni male.

2. “Questa è la strada percorretela!” “Tu dirai agli idoli: <Fuori!>”

Occorre poi che la sua misericordia si intrecci con la nostra libertà, in una attiva risposta collaborativa. La gioia cresce in chi si lascia guarire, in chi supera la paura, in chi non si lascia addormentare dalle abitudini, in chi troverà in Gesù la forza per gettare fuori gli idoli, per spezzare ogni catena di orgoglio, per liberarsi dalle passioni che inaridiscono il cuore. Quindi non solo ascolto, accoglienza, ma anche coraggio per compiere cammini di riconciliazione e di conversione. Ognuno deve decidere di lasciarsi liberare dal grande male dell’incomunicabilità, della solitudine, del ripiegamento triste sulle proprie miserie, per ritrovare il gusto e la gioia della graduale liberazione. Certamente il Signore si china sempre a perdonare! Poi occorre rispondere alla chiamata verso cammini nuovi, sollecitati dalla Parola di Dio, dall’esempio dei Santi, dal consiglio dei buoni e solleciti confessori.

  •  PER UNA CHIESA IN USCITA

Verso ogni periferia umana, servitori e testimoni di misericordia!

(2° Corinzi 4,1-6)

“Avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, noi non annunciamo noi stessi, ma Cristo Signore”.

L’incontro con il Signore non ci lascia appagati, inerti, seduti, passivi e indifferenti. Spesso, di fronte ai grandi problemi e alle mille difficoltà, di fronte ai disagi e alle povertà della gente, di fronte ai drammi e alle tragedie, si fanno sedute, si radunano “tavoli” e si elaborano statistiche, senza incontrare le persone, senza guardare negli occhi e toccare con mano. Il Signore ci invita ad andare, a correre, ad incontrare, perché ai poveri sia annunciata la buona notizia. Questa notizia sei tu, che avendo incontrato il Signore misericordioso, ora sei inviato da Lui per portare il Vangelo della gioia a tutti, perché i poveri possano partecipare al banchetto del Regno. Non sempre contano le risorse economiche o le capacità fisiche, non sempre servono grandi mezzi e non sempre occorre organizzazione. Ci sono persone anziane che hanno il cuore più vivace e arzillo di quello di giovani atleti. La persona con la quale stai parlando non è la sua apparenza, non è il suo ruolo; chi ti passa accanto, uomo, donna, bambino, non si identifica con l’etnia, con la pelle, con la situazione sociale. Spesso viviamo tra ciechi. Ti accorgi che anche le persone più familiari ti sono divenute straniere, che coloro che chiami amici sono, in realtà, degli sconosciuti. Spesso si giudicano le persone per sentito dire, senza incontrarle. Gusterai la gioia dell’amore testimoniato nel momento in cui gli occhi del tuo cuore si apriranno al desiderio di guardare in faccia, di accogliere, di conoscere il tuo prossimo. Circondati da rumori, da mille voci, da musiche, da programmi televisivi banali e vuoti. Siamo in un tempo in cui molti parlano e pochi ascoltano; spesso si grida in dibattiti tra sordi. Ognuno è fissato sulle sue posizioni e con difficoltà si apre alla comprensione delle ragioni dell’altro. Gesù può compiere il miracolo e farti sperimentare l’esultanza di un cuore che si apre all’ascolto pacato, comunicazione propositiva e alla compassione. Nasce un ministero, cioè un servizio, una missione nella chiesa per il mondo: con la tua vita, con la tua testimonianza, con la tua presenza puoi rivelare il volto splendente misericordioso di Cristo.

Conclusione

Ognuno ha molte porte che può spalancare dopo aver oltrepassato la Porta Santa e aver gustato con gioia l’amore misericordioso del Padre. Penso alle porte delle vostre case dove vivete con la famiglia e dove crescono buone relazioni con i vicini; penso ai molti luoghi di sofferenza e di cura della persona: nella nostra Zona ci sono ben 9 Ospedali e ben 42 Case di Cura o di Riposo; penso alle porte dei carcerati di Bollate e di Busto Arsizio, penso ai molti centri di ascolto dei poveri, alle mense caritas, alle porte delle molte strutture e case che, anche nella nostra zona, hanno offerto ospitalità ai migranti e ai richiedenti asilo, penso alle associazioni che si prendono a cuore la vita delle persone con qualche disabilità, penso alle molteplici porte che si aprono di fronte ad ogni richiesta di aiuto; e penso anche a quella particolare porta che si apre alla buona comunicazione, ai molteplici e vari mezzi di informazione che dovrebbero aiutare tutti ad entrare in una buona rete di relazioni positive e feconde. Ogni nostro cuore sia sempre in accoglienza della misericordia perché possa aprirsi verso opere di misericordia, sia spirituale che corporale. Maria, Madre della Misericordia che ci accoglie, che contempliamo e che invochiamo in questo Santuario ci accompagni e ci sostenga nel nostro cammino.

Mons. Vicario asperge i fedeli, in ricordo del loro battesimo