Questo brano più di altri va contestualizzato nel Vangelo di Giovanni. Siamo nel capitolo 5 subito dopo la guarigione del paralitico nella piscina di Betsaida e il Maestro sta cercando di difendersi dall’accusa di aver lavorato di Sabato. Proprio così non è importante aver guarito il paralitico ormai vecchio ( 38 anni era l’aspettativa di vita degli ebrei del tempo di Gesù), l’importante o meglio il blasfemo era averlo fatto nel giorno di Sabato.
Confusione.
Specialità tipica dell’essere umano è quella di cambiare discorso quando non si vuole vedere o ammettere qualcosa e questo è proprio quello che stanno facendo gli ebrei con Gesù. Il paralitico sanato da soggetto del piano di salvezza diventa oggetto della discordia e dello scandalo. Non vi è nulla da fare, non vogliono proprio vedere l’essenza del messaggio si accontentano, o meglio usano l’apparenza. Una tempesta in un bicchier d’acqua diremmo adesso, stupidi pregiudizi sul rispetto delle tradizioni e delle regole. Effettivamente. Ma se guardiamo bene sono gli stessi atteggiamenti che usiamo noi, adesso, 2000 e rotti anni dopo. Mischiamo le carte, creiamo confusione, alziamo fumo pur di non vedere o affrontare ciò che ci infastidisce.
Testimonianze.
Tre sono i testimoni invocati dal Maestro per far capire che solo chi viene dal Padre può compiere certe opere. Tre elementi che cerchino di riportare l’attenzione sull’atto di guarigione e non sul contorno dell’evento. Il primo, l’uomo più famoso del tempo: Giovanni il battista; il Secondo il Padre stesso quando al battesimo di Gesù squarciando i cieli lo riconobbe e chi c’era non può non ricordarlo; terzo le scritture che parlano del messia che deve venire e adesso è qui testimoniato e certificato eppure….
Eppure niente, il Maestro finirà morto ammazzato come un volgare ladro, le scritture continueranno ad essere interpretate adesso come allora alla ricerca di un messia accomodante ai desideri dell’uomo e i suoi miracoli o meglio le opere che il Padre compie attraverso il Figlio perché ne diamo testimonianza nei tempi futuri, verranno catalogate come abili finzioni o fantastiche storielle. Solo pochi allora e magari qualcuno in più oggi crederanno alla storia della Salvezza e guarderanno alla guarigione del paralitico quale evento fondante del nuovo regno di Gesù, dove l’amore del Padre arriva alla creatura anche alla fine, anche dopo una vita spesa nell’affanno, nella desolazione, nella depressione e vi arriva indipendentemente dal giorno in cui siamo ma vi arriva solo perché espressione di un amore eccedente le regole…. anche quelle liturgiche.
Eccoci di nuovo qui cercatori a provare a ritrovare il senso al di là della cornice, a guardare alla sostanza e non all’apparenza, a credere nell’amore e non nella convenienza.
Claudio