Il Santuario di Rho è una delle più grandi basiliche della Lombardia.
L’impostazione architettonica fu già definita nell’originario progetto dell’architetto di San Carlo, Pellegrino Tibaldi, che pensò ad una grandiosa basilica a croce latina, con una vasta navata adatta a contenere enormi flussi di pellegrini.
La lunghezza della navata maggiore è pari a metri 74, il braccio del transetto maggiore pari a metri 43, la cupola raggiunge l’altezza di metri 54 mentre il campanile è alto metri 75. Ai fianchi della navata si aprono otto cappelle laterali, quattro per lato.
Lo schema planimetrico pellegrinesco fu sostanzialmente rispettato durante il complesso cantiere di costruzione della chiesa, iniziato nel 1584 e proseguito nel corso del primo quarto del Seicento con interventi di Martino Bassi, Dionigi Campazzo, Aurelio Trezzi e forse Fabio Mangone. La maggiore rinuncia al progetto originario coincide con la mancata realizzazione del vasto quadriportico che doveva sorgere antistante la facciata, e che non poté essere realizzato a motivo della duplice soppressione napoleonica dell’intero complesso (1798 e 1810), in seguito al quale l’esercito francese rubò, assieme ai preziosi accumulati per la costruzione, anche le colonne già scolpite, che attendevano di essere innalzate.
Notevole per ampiezza e architettura la luminosa cupola, eseguita tra il 1752 e il 1764 su progetto di Carlo Giuseppe Merlo, non senza complesse valutazioni statiche, caratterizzata da lesene binate di ordine corinzio e otto ampi finestroni. Certamente uno dei più impegnativi cantieri del panorama architettonico milanese nel XVIII secolo.
Altrettanto considerevole la facciata, disegnata da Leopold Pollack, ispirata a schemi cinquecenteschi, e selezionata tra gli altri progetti di Carlo Benedetto Merlo e Luigi Cagnola, decorata dai bei bassorilievi neoclassici di Grazioso Rusca.
Al centro del piazzale il monumento in bronzo a San Carlo Borromeo, eseguito nel 1883-1884 dallo scultore Francesco Barzaghi ad opera della Fonderia Barigozzi.
Verso la seconda metà dell’800, il santuario fu abbellito da un grande ciclo pittorico. Ricordiamo i principali interventi. Il bergamasco Giuseppe Carsana (1822-1889) affrescò tra l’altro i sette dolori della Beata Vergine Addolorata, i quattro evangelisti dei pennacchi della cupola e lo splendido presepe, che viene allestito ogni anno nel tempo natalizio. Al piemontese Luigi Morgari (1857-1935) venne affidato l’affresco della grande tazza , i 12 medaglioni di personaggi antico-testamentari che preannunciavano la figura della Madonna e le 14 stazioni della Via Crucis.
Negli anni ’80 del XX secolo vennero sostituiti i vecchi confessionali con la sistemazione attuale che prevede oltre alla grata anche il dialogo a viso aperto; e negli anni ’90 fu realizzato il nuovo presbiterio ad opera di Floriano Bodini.
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