PIENAMENTE Sé – questo giorno
Dal sepolcro la vita è deflagrata.
La morte ha perduto il duro agone.
Comincia un’era nuova:
l’uomo riconciliato nella nuova
alleanza sancita dal tuo sangue
ha dinanzi a sé la via.
(Mario Luzi – La Passione)
Il silenzio è squarciato, questa notte, da una Parola fulgida: “Sia la luce!” (Gen 1,3a). Quel silenzio, di quella mattina, di quel Sabato fu solo un silenzio momentaneo. Silenzio come tenebra che calca i cuori. E’ Parola che ha forza in ogni epoca; non conosce scadenze.
“Le trombe squillino e annuncino la salvezza. Si ridesti di gioia la terra inondata da nuovo fulgore” annuncia gioiosamente il Preconio. Questo giorno ha destino di ultimità; rimarrà per sempre. E’ giorno degno e memorabile. Giorno aggiunto alla settimana. Ottavo. Giorno in più; giorno del di più.
Questo giorno è “il giorno che ha fatto il Signore” (Sal 118,24a). E’ Suo, Gli appartiene. Occorre rallegrarsi ed esultare, poiché “ogni culto antico tramonta, tutto per noi ridiventa nuovo” (Preconio). Il Suo tempo diverrà il tempo di tutti. Ogni epoca, da allora, potrà parteciparvi. Vi è un canto che non si spegne, che non si placa, anzi aumenta. Questa gioia non ci potrà essere rubata.
E’ giorno segnato dalla gioia; “perché piangi?” (Gv 20,13a). Chi sta cercando un corpo da commiserare, un morto da ricordare, rimarrà deluso. “So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui” (Mt 28,5b.6a). Le parole angeliche sono, per la seconda volta, accompagnatrici di Lui.
La morte, nemesi dell’umano, è sconfitta. L’opera di creazione ristabilita, come “cosa molto buona” (Gen 1,31a). La morte entrò di soppiatto; non fu volontà divina. Ecco da cosa ci viene a salvare. Da un morbo antico. Diviene impotente. Ne ha dato prova attraverso i “miracoli, prodigi e segni” (At 2,22b).
Il Padre si comunica tutto in Lui; “così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,11). Sua Parola definitiva è Lui. Sua missione. Dopo di Lui, Dio non ha più nulla da dire; consummatum est!
Sapere che sono aperte le porte dell’eternità, che vi è perdono per i peccati, che abbiamo Uno che si carica sgravandoci, è Pasqua. Passaggio. Dalla morte alla vita, dalla paura al coraggio, dalla timidezza alla parresia. Questo giorno è passaggio; Lui diviene tale, ponte tra terrestre e divino.
Pasqua è partecipazione, “per grazia” (1Cor 15,10a), alla Sua vittoria.
Pasqua è passaggio da esistenze mediocri a vite vissute.
Pasqua è possibilità di risurrezione ogni volta che siamo nella morte.
Pasqua è credere che mai le tenebre del male avranno il sopravvento. Mai il male, da questo giorno, avrà il potere di prima.
Non è chiaro ai suoi il fatto, hanno bisogno di ben “quaranta giorni” (At 1,3a) per assorbire il colpo, vincere le resistenze. Giorni sacri di compimento definitivo. Preparazione ad “attendere l’adempimento” (At 1,4b). Giorni che, di nuovo, ci sono davanti.
Pasqua del pane e del vino; del giardino e della prova, di spade e bastoni; della Croce e dell’offerta, della promessa e del per sempre.
Unico compito di chi esperimenta questo passaggio è “trasmettere” (1Cor 15,3a); è abilitazione alla missione. Portatore di Pasqua diviene chi la esperimenta. Cristiano non è chi viene indottrinato a cultura religiosa, ma chi si imbatte in una luce così forte da rimanere a sua volta folgorato. I cristiani sono folgori lanciate nelle tenebre del mondo.
Lui ne è stato solo l’inizio. Per questo supplica: “non mi trattenere” (Gv 20,17a)!
Alessandro