La Parola di oggi si rivela Parola eterna. Siamo verso la fine della preghiera sacerdotale di Gesù poco prima della Sua consegna al mondo e sappiamo che fine il mondo riserverà al Maestro e nonostante questo Gesù ci lascia un messaggio di eternità.
In ogni tempo e in ogni luogo questa preghiera conserva tutta l’attualità e la sensibilità di Dio che si preoccupa di noi.
Opera.
Quelle due particelle – nel e del – che reggono tutta la struttura della preghiera rivelano la profonda conoscenza che il Maestro ha dell’uomo. Personalmente conosco un luogo in cui queste due particelle si integrano intimante con la natura dell’uomo. Opera. Carcere di massima sicurezza, luogo in cui chi nel mondo ha commesso errori o ingiustizie viene rinchiuso per anni che possono diventare vite. Opera dove la concentrazione di cattiveria e malvagità sfiora livelli che possono sembrare assurdi. Opera luogo dove chi del mondo ha abusato giace sine die. Luogo dove persone che inserite nel mondo ne hanno varcato i confini dell’abuso, della perfidia, dell’arroganza, del sopruso, della truffa, del raggiro, della sopraffazione e della violenza devono scontare l’umano castigo è anche il luogo dove Dio trasforma e riplasma quel nel mondo in del mondo.
Difficile accettare e forse improbabile capire che proprio chi tanto ha fatto – di male – nel mondo possa diventare una persona del mondo. Eppure posso garantire che mai come in quel luogo ho visto effettivamente la potenza di Dio, fosse anche su un uomo solo ( come chiede Abramo per salvare Sodoma dalla distruzione).
Bello e pulito parlare dai pulpiti sulla capacità di essere nel mondo ma di non essere del mondo. Bello e pulito citare scritture e sacri testi senza sporcarsi le mani. Bello e pulito sentirsi giudici dell’ovvio anche se poi le nostre vite pullulano di umanissime incongruenze, di relazioni sbagliate, di doppi giochi e di situazioni di circostanza. Difficile o forse impossibile accettare che proprio nel mezzo del fango Dio ricostruisce l’uomo – eppure dal fango fummo creati.
Uomini.
Opera vive di vite di uomini che hanno sbagliato, di uomini che dedicano la vita,( per scelta o per necessità poco importa ) che si impegnano nel cercare di ridare dignità e attenzione anche al più incallito ladrone. Penso non solo ai detenuti verso i quali il mio ministero si orienta- e di cui ringrazio Dio – ma penso anche e soprattutto agli agenti ( turni massacranti, carenze croniche, famiglie lontane ) che con loro dividono il carcere, penso ai volontari che dedicano tempo e risorse ( anche economiche ) per una missione che al di là della vocazione personale o della spiritualità personale, li porta in carcere. Penso agli ispettori, ai funzionari della polizia penitenziaria costretti molto spesso a trovare un difficile equilibrio fra sensibilità e dovere. Penso al direttore e agli educatori chiamati a giudicare ed esprimersi sull’uomo che si cela dietro al detenuto. E penso infine a loro, ai miei amici ( si AMICI ) chiusi dentro le celle alcuni in maniera permanente tanto da non avere nemmeno la speranza di poter un giorno vedere la loro pena terminare ed infine penso a quelle parole del Maestro che sono la fine di questo passo del Vangelo…
“Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità.”
Claudio