PIENAMENTE NOI – eterni mancanti
Senza lo Spirito Santo
Dio è lontano,
Cristo rimane nel passato,
il Vangelo è lettera morta,
la Chiesa è una semplice organizzazione,
l’autorità è una dominazione,
la missione una propaganda,
il culto una evocazione,
e l’agire dell’essere umano una morale da schiavi.
(Ignazio IV Hazim)
Non è la festa dello Spirito Santo. Nemmeno commemorazione di ciò che avvenne nel Cenacolo. Non è giorno dedicato al “grande Sconosciuto”.
Il più grande dramma – occorre constatarlo – è celebrare Pentecoste senza avvertire, senza sperimentare, senza aver visto Pentecoste. Senza lo Spirito tutto è vacuo. Le nostre pastorali, le nostre catechesi, i nostri progetti, il nostro operato; tutto, senza di Lui è vacuità. Nullità.
Eppure Gesù, preparando i suoi, li aveva avvertiti. “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14,16). Pentecoste è pienezza dei tempi; pienezza di Pasqua, compimento di tutto. Senza, Natale e Pasqua, sono puri riti di convenzione; eventi slegati da me.
L’aria che spesso si respira nei nostri ambienti, nelle nostre parrocchie è ancora pre-pentecostale. Occorre constatarlo, occorre denunziarlo. Occorre invocarLo.
Eppure la liturgia è chiara: è tutto, da oggi, fino all’Avvento, tempo pentecoste. A dire che è il tempo della Chiesa. A dire che tutto è inzuppato di Spirito Santo. Senza di Lui la fede è solo un déjà vu, un già visto che con il tempo porterà all’insipidità. Senza lo Spirito c’è spazio solo per la depressione del cuore; solo per la pratica esterna. Senza non c’è nulla; non ci può essere nulla. Ciò che faremo potrà essere solo un autoconvincimento. Senza la Sua presenza avvertiamo che Qualcosa manca. Senza di Lui non sono pienamente me.
E’ forse ciò che provarono i riuniti nel Cenacolo. Erano in attesa, secondo la promessa di Gesù. Sono rimasti. Come era stato loro ordinato. Rimanere è un verbo che avevano nelle orecchie; nello stesso luogo, tempo prima, lo aveva loro ripetuto più volte. Rimanete. Occorre rimanere affinché Egli rimanga.
Ed essi rimasero. Rimasero perché avvertivano che ancora Qualcosa mancava loro; avvertivano che ancora non erano pronti. Lo sentivano. L’attesa produce così una venuta; “all’improvviso un fragore” (At 2,2a); “lingue come di fuoco” (At 2,3a). Il fenomeno è audio-visivo, a dirci ciò che forse molti hanno perso e altri, molti altri, mai hanno sperimentato: lo Spirito si palesa in modo percepibile, sensibile. Vedere e sentire sono sensi elevati al fenomeno.
“In quel giorno voi saprete” (Gv 14,20a) dice Gesù riferito a Pentecoste; cioè è il modo nuovo con il Quale Egli rimane: “non vi lascerò orfani” (Gv 14,18a). E la Sua venuta compie ciò che umanamente non erano in grado di adempiere. Il Suo venire, il Suo rimanere produce un nuovo modo di coesistere. Vi è quasi una poesia tra “ciascuno” (At 2,3b) e “tutti” (At 2,4a); è un fenomeno personale e al contempo collettivo; vi è un’elevazione dell’unicità a garanzia della molteplicità. La Chiesa – si mettano il cuore in pace gli amici della patria – nasce come fenomeno al diverso; presenza di meticciato. Unità non è uniformità. E’ ode alla diversità.
L’effusione dello Spirito provoca carismi. L’Apostolo richiama la comunità: “riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza” (1Cor 12,1). Occorre riflettere sul perché, nei nostri ambienti, vige ancora molta ignoranza riguardo l’aspetto carismatico; sul perché non si vivono i carismi con ordinarietà. “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1Cor 12,7). La Chiesa – che ne dicano i difensori estenuanti di una certa ortodossia – non è solo sacramentale.
Pentecoste è la festa di come la Chiesa perde la faccia nella piazza, non nella sagrestia o tra le panche; di come la perde non compiendo ciò che già altri – e in modo migliore – fanno ma annunciando le “grandi opere di Dio” (At 2,11b). Rende testimonianza agli altri perché si è imbattuta in un Altro che ha capacità di salvare.
La Chiesa è per natura, per missione, pentecostale. Questo occorre tornare ad annunciare con fermezza, ad esperimentare in comunità. Solamente tornando allo Spirito saremo in grado di tornare agli uomini affinché essi tornino a Dio. Questa è la nostra missione. Questo, e solo questo, ci rende pienamente noi; eterni mancanti.
Alessandro