Pentecoste ancora come ogni anno si rinnova la memoria della prima effusione di Spirito Santo sul gruppo dei dodici. Dodici uomini provati dall’esperienza vissuta del percorso con il Maestro. Stremati dalla violenza di un mondo che non riesce a cogliere, oggi come allora, il messaggio di Dio. Confusi dalla paura che li prende alla gola di aver condiviso e creduto in quell’umile falegname Galileo finito in maniera così tragica. Disorientati dalla discrepanza fra le parole del Maestro e la tragica realtà della Sua fine. Dodici uomini riuniti attorno alla madre di Gesù che ancora non sanno di preciso cosa fare. Hanno visto e udito parole ed esperienze che hanno riempito le loro esistenze ma che adesso sembrano smarrite.
Oggi.
Sensazioni molto simili a quelle che possiamo provare e sentire noi, oggi, adesso quando ci troviamo circondati da dubbi ed incertezze, quando la logica del mondo ci consegna una realtà che contraddice – quando non deride – la speranza di vivere in un mondo che può e che deve cambiare. Un mondo che non punta sull’uomo ma su quello che l’uomo può fare con la sua scienza, la sua tecnologia, la sua forza. Un mondo che sembra dimenticare – se non deridere – quei sognatori che hanno fatto dell’amore una bandiera, una speranza divenuta certezza che Gesù, il figlio di Dio, ha manifestato e distribuito così ampiamente e largamente nella sua vita senza guardare se il ricevente fosse giusto o sbagliato, buono o cattivo, ebreo o pagano. Un mondo che sembra nascondere quella parte dell’uomo che è la sua spiritualità, la sua sensibilità, la sua emotività. Un mondo in cui si piange solo per dolore, un mondo che crede che le lacrime siano espressione di debolezza e che la compassione sia solo un sentimento destinato ai miseri e agli sfortunati e non un modo di condividere la vita. Un mondo che ci vuole degli ingenui creduloni, dei perdenti disperati attaccati ad una vita futura diversa e migliore perché insoddisfatti o calpestati da quella attuale.
Spirito.
Uomini che umanamente hanno finito le risorse, che hanno scommesso e perso. Uomini che però sono ancora in grado di accogliere. Si proprio così, in grado di accogliere.
Nelle nostre relazioni troppo spesso ci prefiggiamo di cogliere – e non di accogliere – di portare a casa qualcosa sempre e comunque e che molto spesso proprio per questo ci lascia con un pugno di mosche in mano. Lo Spirito non coglie nulla si lascia accogliere, non prende nulla dona solamente ma noi siamo così chiusi che non riusciamo ad aprirci alla Sua azione. Lo Spirito infatti non obbliga nessuno, non chiede chi tu sia se bravo o cattivo, se credente o meno, si manifesta e basta. Se proviamo, cercatori, a lasciarsi accogliere dallo Spirito sarà lui a trasformarci, a plasmarci, a ridarci quella dignità di uomo che molto spesso siamo proprio noi a toglierci. È lo Spirito che ci permette di vedere le nostre storie – qualunque storia – con gli occhi del Padre che ha un unico obiettivo stringerci in un abbraccio di amore gratuito e immenso che ci rigenera in una nuova creatura che forse non compirà miracoli eclatanti ma che è già un miracolo essa stessa.
Allora proviamo ad accogliere questo Spirito perché possiamo a nostra volta essere accolti in Lui e con lui ridisegnare senza paura, confusione, smarrimento le nostre vite…qualunque esse siano.
Claudio