NOSTALGHIA – in-vincibile amicizia
Anche io, figlio dell’uomo, temo la prova che mi attende,
prescritta anch’essa dall’eternità e irrevocabile.
Perdona i miei pensieri infermi, i miei farneticamenti.
Io che in nome tuo ho resuscitato Lazzaro
ho paura e dubito che la morte sia vincibile.
Ma a questo mi hai mandato, a vincere la vittoria della morte.
(Mario Luzi)
Aspettasti che morì, il Tuo amico Lazzaro. Aspettasti certo di una certezza che nessun altro vedeva. Nessuno poteva vedere. Nessuno intuì. Nessuno Ti capì.
Parlasti ancora di giorno, di luce. I Tuoi cercarono di farti desistere.
Ma Tu ostinato. Il più grande. Così dev’essere il Padre.
“Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato” (Gv 11,11b). Svelasti la morte quale semplice sonno sul mondo. La morte del Tuo amico fu la prova generale della Tua prossima.
Ti eri ritirato, sconfitto dal fallimento che provasti. Ma ritornasti provato dalla nostalgia dell’affetto. Quella che Ti mosse fino al fondo di Te.
Amico è parola alta che domanda fedeltà indiscussa.
Tornasti dai nemici per amore. Tommaso credette che quello fu viaggio suicida: “andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16b). Che prova di coraggio intrepido! Peccato che da lì a poco, nell’ora della prova, Ti lasceranno tutti.
Le sorelle del defunto Ti vennero incontro rimproverandoti il ritardo: “se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” (Gv 11,21.32b). Ti rimproverano anche loro la Tua apparente Assenza. Diventasti in loro nostalgia.
La stessa erranza del lontano passato. Quando Israele “gridava” (Dt 26,7a) al Cielo i suoi affanni. E venne ascoltato da un Dio che ancora non conoscevano.
Ti si presentò davanti una scena lugubre. Hai pensato a cosa sarebbe stato il Tuo Calvario. Li vedesti tutti distrutti dall’ingiustizia di una morte prematura. Sentisti il lamento dei parenti e dei convenuti. Urla e lacrime Ti entrarono negli occhi e nelle orecchie.
La Tua più altra rivelazione, il Tuo palesarsi. “Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,25a).
Scoppiasti anche Tu in pianto, profondamente commosso. Ma non a maniera di lamentela ma come Tua personale “ira” (Rm 1,18a) di fronte all’ “ingiustizia” (Rm 1,18b) della morte. Essa non è mai giusta. Non la considerasti, come fece chi venne dopo di Te, sorella.
Anche Tu provasti confusione e interdizione di fronte alla libertà d’azione del male. Il Tuo pianto preghiera al Padre. Preghiera di chiarimento: “perchè?”. Ti ribellasti alla morte.
Avvertisti alcuna familiarità con la morte. Il Tuo fu combattimento interiore per gli spasmi mortiferi. Sentisti – lì, ma l’avresti provato dopo anche Tu – tutto il dolore del male. Davanti a quella grotta Tu capisti il Tuo destino.
Betània divenne Tua palestra al Calvario. Il nome accompagnato dal comando generò, per la seconda volta, la vita in Lazzaro. Graverà su di lui l’esperienza di una seconda morte, lui che venne partorito alla vita due volte.
Quaresima è tempo di vita ritrovata, di libertà e di liberazione. E’ sapersi in-vincibili; dentro ad un affetto che ha potere anche su ciò che è temuto ultimo. Da quell’ora la morte avrà libertà condizionata; fino alla penultimità.
Che capiti anche a me di essere annoverato tra i Tuoi amici.
Alessandro