25 luglio 2021
IX DOMENICA DOPO PENTECOSTE (B)
Marco 8,34-38
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Motivazioni e condizioni per seguire Gesù
Cosa vuole Gesù dalla folla? Rivelare la sua identità, dire chi è, rivelare il suo messaggio paradossale. Seguiamo qualcuno perché ci fa stare meglio: se non è così, cosa lo seguiamo a fare? La proposta è: rinnegare sé stessi, prendere la croce, perdere la propria vita. Prospettiva decisamente poco entusiasmante, centrale nel vangelo, con cui bisogna fare i conti.
2. “Rinneghi se stesso”
è il contrario di ciò che ci auguriamo: auto affermarci, sentirci realizzati… “Chi si vergognerà di me e delle mie parole, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui“ (v.38).Ma di che vergogna parla Gesù? Questa vergogna non sta nelle sue belle parole sul perdono e sull’amore fraterno, ma nella sua identità. Il rinnegatore è colui che si vergogna di dire “chi” Gesù è, pur sapendolo benissimo.
E chi “è”, allora, Gesù? Il vangelo di Marco dice che Gesù è il Cristo, ed è insieme il crocifisso. L’aspetto vergognoso è proprio nell’associazione tra le due cose. Il Cristo atteso da Israele non può morire così. Invece proprio quel Gesù, morto in quel modo, è risorto, quindi è veramente il Cristo, come aveva detto.
3. “Prenda la sua croce”,
parola estremamente ambigua. Nella nostra cultura è diventata sinonimo di passività, accettazione paziente dei fatti, abbandono a ciò che capita senza ribellione interiore. Ai malati diciamo, con un patetico sospiro, di accettare la croce. Siamo inoltre silenziosamente convinti che questo Dio buono e magnanimo, come un grande falegname, ha preparato per tutti quanti una croce da portare, per alcuni più grande, per altri più piccola, ed essa và appunto accettata, se non si vuol correre il rischio di incontrarne una peggiore.
La croce diventa simbolo dell’uomo inchiodato ai suoi limiti. È l’alternativa a ciò che piace, a ciò che vorremmo. Il vangelo però non parla mai di accettare la croce. Casomai dice di prenderla, sollevarla, caricarsela sulle spalle di propria iniziativa (v.34). La croce è nel vangelo una scelta positiva, fatta coscientemente, senza obbligo. La sequela del cristiano si delinea non tanto come una rinuncia a tentazioni ed alternative che la vita offre, quanto ad una scelta precisa e cosciente dell’oggetto di maggiore attrazione.
Gesù per primo prende la sua croce e rinnega il suo successo, la sua fama, le sue possibilità future. Non si sottrae alla sua croce, se la carica coscientemente sulle spalle, perché non vuole rimangiarsi tutto quello che ha detto e fatto. Nella sofferenza noi sappiamo che Dio ci è vicino ed ha provato quello che noi proviamo. Prendere la croce significa imboccare la via della verità a qualunque costo.
4. “Mi segua”.
Dire chi vuol venire dietro a me mi segua sembra una inutile tautologia. Ma “andare dietro” o “seguire” i suoi passi è un invito ripetuto spesso. Cos’è “stargli dietro”. Vuol dire convertirsi e credere al vangelo. Che vangelo? Che “buona notizia”? Credete alla mia resurrezione, dice Gesù. Questo è “seguirlo”. Questo è vedere il regno di Dio. Questo è convertirsi, che significa “cambiare cuore”, cambiare direzione ai propri piedi. Quanta differenza tra questo modo di “seguire” Gesù e quello che tante volte intendiamo: comportarsi bene, pregare, andare a messa, seguire i suoi insegnamenti; invece vuol dire semplicemente fidarsi, obbedire alla sua parola, imitarlo…
Il vangelo resta una proposta forte: si rinnega se stessi perché si è capito che è guadagno, si prende la croce perché ci si sente attirati realmente da qualcosa che ci fa passare di lì, si segue Cristo perché lo si ama e si crede alle sue parole.
-- don Erminio