15 agosto 2021
ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (B)
Luca 1,39-55
Riflessione a cura di don Erminio Villa
1. Maria è stata ‘presa’ in cielo
Questa festa nasce con la definizione del dogma dell’Assunta da parte di Pio XII il 1.11.1950. Assumptus non dice che Maria sia stata assunta in cielo nel senso che non sia neppure morta. Dice solo: “Alla fine della sua vita terrena, la Madonna è stata presa (assumpta) in cielo”. Maria è la prima creatura che è in Dio. Ella è la nostra speranza perché Dio non ama solo Maria, ma ama anche me ed anche te, e ci vuole tutti con Lui.
2. Maria canta il Magnificat
Maria non canta solo per suo figlio, ma per tutti i figli e gli uomini che vivono nella povertà. Ella estende il suo canto a tutti gli uomini e a tutti i figli che sono soli, soffrono angherie, sono affamati, angosciati, lottano e subiscono ingiustizie o soprusi. Il suo sguardo non è personale, ma sociale. Maria non può disinteressarsi di tutti quelli che soffrono, della sofferenza ingiusta che si vive nel mondo e non chiude gli occhi di fronte a ciò che ha davanti. Se felicità dev’essere, dev’essere per tutti. Altrimenti che felicità è?
Maria ha una visuale globale sul mondo. Quando il figlio è “il tutto” di una coppia, allora ci si concentra solo sul suo bene. Molti genitori amano i propri figli non perché “figli”, ma perché “propri”. Per cui se il loro figlio ha un problema, si arrabbiano e se la prendono. Ma se lo stesso problema ce l’ha un altro, neppure si muovono o si lasciano toccare. Maria, che pure ama suo figlio, desidera una società più giusta per tutti i figli.
3. Dalla parte dei poveri, non dei prepotenti
Quando si dice che “Dio ha guardato l’umiltà della sua serva” non si intende l’umiltà morale, la riservatezza, il silenzio; ma è l’effettiva condizione di questa donna.
Maria si mette dalla parte della donna maltrattata, della ragazza-madre, di chi è senza risorse, di chi non ha cibo sulla tavola e forse neanche la tavola; della famiglia sfruttata, dei giovani o degli anziani abbandonati. Qui non è la creatura dolce, tenera e docile che vediamo spesso nei dipinti.
Maria qui è la donna appassionata, piena di dignità e di energia; è come la lupa che non permette ai nemici di sottrarle i suoi cuccioli, che vuole giustizia per tutti…
Maria è la donna che se vede un’ingiustizia non sta zitta, ma la denuncia, fino ad esserne coinvolta. Non è la donna silenziosa, taciturna, che subisce.
Maria non è la donna del compromesso, perché “le canta” a tutti i prepotenti del mondo: “Dovrete fare i conti con Dio; non crediate di mettervi la coscienza in pace!”. Maria qui non è affatto la classica donna ebrea sottomessa e docile. È ubbidiente, ma alla verità e al suo Dio! Parla, predica, con autorità e senza peli sulla lingua. Dice un chiaro “no” ad ogni ingiustizia e ad ogni sopruso.
4. Impariamo a magnificare
“Magni-ficare” vuol dire lett. “rendere grande, fare grande, allargare, ingrandire”. Maria magnifica perché non ha messo confini a Dio e Dio ha potuto operare in lei. Peccato è limitare Dio, non fargli spazio, non credergli e non dargli ospitalità nella nostra vita. Magnificare Dio e lasciare che Lui operi in noi e ci faccia grandi: che attraverso di noi emerga la sua forza e la sua potenza.
Fede è credere alla propria grandezza, alla propria importanza, alle risorse nascoste dentro di noi e farle uscire. Come Maria, lasciamo che Dio faccia in noi ciò che deve fare, così noi magni-fichiamo Lui (ne risulterà la sua grandezza) e Lui magnificherà noi (ne risulterà la nostra grandezza nell’esserci fidati e nell’aver detto sì senza opporci).
-- don Erminio