Masaccio - la Trinità

Trinità

12 giugno 2022
TRINITÀ (C)
Giovanni 14,21-26

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

1. La risposta a Filippo

Il capitolo 14 del Vangelo di Giovanni è un bell’esempio di come si faceva la catechesi nelle comunità dell’Asia Minore alla fine del primo secolo. 

Mediante le domande dei discepoli e le risposte di Gesù, i cristiani formavano la loro coscienza e trovavano un orientamento per i loro problemi. 

Io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Questo versetto presenta il riassunto della risposta di Gesù a Filippo, che aveva detto: “Mostraci il Padre e questo ci basta!”. Mosè aveva chiesto a Dio: “Mostrami la tua gloria!”. Dio rispose: “Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo”: 

Dio abita una luce inaccessibile (1Tim 6,16). “Nessuno mai ha visto Dio” (1Gv 4,12). Ma la presenza del Padre può essere sperimentata mediante l’esperienza dell’amore. 

Dice la prima lettera di San Giovanni: “Chi non ama non conosce Dio, perché Dio è amore”. Gesù dice a Filippo: “Chi osserva i miei comandamenti, costui mi ama. E chi mi ama sarà amato dal Padre mio. Io anche lo amerò e mi manifesterò a lui”.

Osservando il comandamento di Gesù, che è il comandamento dell’amore al prossimo, la persona mostra il suo amore per Gesù. E chi ama Gesù, sarà amato dal Padre e può avere la certezza che il Padre si manifesterà a lui. 

2. Quella di Giuda è la domanda di tutti

Questa domanda di Giuda: “Come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?“. rispecchia un problema che è reale fino ad oggi. A volte sorge in noi cristiani l’idea di essere meglio degli altri e di essere amati da Dio più degli altri. Attribuiamo a Dio distinzioni tra la gente?

La risposta di Gesù è semplice e profonda. Ripete ciò che ha appena detto a Filippo. Il problema non è se noi cristiani siamo amati da Dio più degli altri, o che gli altri sono disprezzati da Dio. Questo non è il criterio per la preferenza del Padre. 

Il criterio della preferenza del Padre è sempre lo stesso: l’amore. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole”.

Indipendentemente dal fatto che la persona sia o no cristiana, il Padre si manifesta a tutti coloro che osservano il comandamento di Gesù che è l’amore per il prossimo (Gv 15,17). 

In cosa consiste la manifestazione del Padre? La risposta è stampata nel cuore dell’umanità, nell’esperienza umana universale. Osserva la vita delle persone che praticano l’amore e fanno della loro vita un dono agli altri. Esamina la loro esperienza. Indipendentemente dalla religione, dalla classe, dalla razza… la pratica dell’amore ci dà una pace profonda ed una grande gioia che riescono a vivere insieme al dolore ed alla sofferenza. 

Questa esperienza è il riflesso della manifestazione del Padre nella vita delle persone. E’ la realizzazione della promessa: Io e il Padre vivremo in lui e prenderemo dimora in lui.

3. La promessa dello Spirito Santo 

Gesù termina la sua risposta a Giuda dicendo: Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Gesù comunica tutto ciò che ha udito dal Padre. Le sue parole sono fonte di vita e devono essere meditate, approfondite ed attualizzate costantemente alla luce della realtà sempre nuova che ci avvolge. 

Per questa meditazione costante delle sue parole, Gesù ci promette l’aiuto dello Spirito Santo: “Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”.

-- 
don Erminio