DOVE ANDREMO?

«Dove vuoi che andiamo?»

24 luglio 2022
VII DOPO PENTECOSTE (C)
Giovanni 6,59-69

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

1. Un discorso ‘troppo duro’

La folla è stordita dal discorso di Gesù. Troppo elevato il ragionamento, inaccessibile la sua riflessione, eccessiva la sua proposta. Il clima di tensione fra la folla e Gesù è sfociato quasi in rissa, e molti se ne sono andati, offesi dalla supponenza di questo falegname che, invece di accettare il plauso della folla, se ne va.
Ma qui, ora, accade qualcosa di peggiore: sono i suoi discepoli ad andarsene, non i suoi avversari o i devoti di sempre che seguono il guru di turno. Sono quelli che lo hanno seguito, che hanno creduto in lui, che si sono accesi di passione per le sue parole. 

Quando Gesù diventa esigente, quando la fede costa, quando credere diventa difficile e richiede conversione, molti abbandonano la fede: il discorso di Gesù è troppo impegnativo! Sì, Signore, è difficile credere, i tuoi discorsi sono sempre esigenti, duri, a volte troppo. 

La gente non ha capito il miracolo, anzi lo ha preso esattamente al contrario: “Condividi quel poco che hai”, voleva dire Gesù, “Dio ci sfama gratis” ha capito la folla. Anche noi discepoli, a volte, ci troviamo davanti a certe parole del Signore vorremmo fuggire lontano. 

2. Gesù è libero e lascia liberi

Gesù, tagliente, invita i suoi Dodici a riflettere. È duro Gesù, e onesto. E il Maestro, grandissimo, si gira verso gli apostoli: vedendoli attoniti e storditi, chiede loro, senza paura: 

«Volete andarvene anche voi?». La domanda è fatta a bruciapelo, in tutta onestà. 

È passata mezz’ora, solo trenta piccoli minuti per passare da una folla adorante ed entusiasta ad un’incomprensione insanabile, una frattura catastrofica. 

Non blandisce, non seduce, non cerca facili compromessi: il volto di Dio non si contratta. È libero Gesù, non arretra di un passo dalla sua missione, costi quel che costi. 

Quando la strada del discepolato inizia a salire o la vita ci travolge e mettiamo Dio in soffitta, quando la sua Parola non ci asseconda ma ci sprona a conversione o restiamo scandalizzati dagli uomini di Chiesa e ci viene voglia di mollare, Gesù ci interroga: volete andarvene anche voi? Non elemosina, Dio, non accetta adesioni parziali. Ci vuole liberi, splendidamente liberi motivati nel rispondergli. Lui non si rimangia nulla, non cede, non vacilla, non attenua la provocazione. 

Non li scongiura a restare, non li prega di fermarsi, almeno loro. Li lascia andar via, se vogliono. 

Gesù è libero, totalmente votato al Padre, servo del Regno che anticipa e vive sulla propria pelle. 

Libero anche dal successo, dal suo essere Maestro, dall’essere un punto di riferimento. Preferisce perderli che cambiare un solo iota della Parola che gli è stata affidata.

Libero come non mai, proprio nel momento del fallimento clamoroso della sua missione. Non attenua l’esigenza della sue richieste. 

Che brividi, amici, che stupore! Noi, così sempre preoccupati del risultato, anche nella Chiesa, anche tra credenti! 

3. “Dove vuoi che andiamo? Solo tu…”

Pietro, l’immenso e fragile Pietro, diventa ora un gigante: «Dove vuoi che andiamo, Signore?». 

E le sue parole diventano le parole di ogni discepolo: anche se le tue parole sono esigenti, a volte incomprensibili, dove vuoi che andiamo, Signore? 

Gesù non ci vuole discepoli ad ogni costo, ma liberi come lui, innamorati di lui. Risentiamo dentro di noi la voce cristallina e schietta di Pietro, che sommessamente dice: “Dove vuoi che andiamo, Signore?“. Sì, Rabbì, la tua Parola ha scavato la nostra vita, tutto è cambiato, ora, dove vuoi che andiamo?

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don Erminio