9 giugno 2024
III DOMENICA DOPO PENTECOSTE (B)
Marco 10,1-12
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Il caso del ripudio
La domanda dei farisei: “È lecito a un marito ripudiare la propria moglie?” è maliziosa. Vuole mettere Gesù alla prova. Segno che Gesù aveva un’opinione diversa, poiché se non fosse stato così, non l’avrebbero interrogato su questa faccenda.
Non chiedono se è lecito che la moglie ripudi il marito. Ciò non passava per la loro testa. Segno chiaro del forte dominio maschilista e dell’emarginazione della donna in quella società.
Invece di rispondere, Gesù chiede: “Cosa vi ha ordinato Mosè?”. La legge permetteva all’uomo di scrivere una lettera di divorzio e di ripudiare sua moglie. L’uomo poteva ripudiare sua moglie, ma la moglie non aveva lo stesso diritto.
Gesù spiega che Mosè agì così per la durezza di cuore della gente, ma che l’intenzione di Dio era diversa quando creò l’essere umano. Nel progetto del Creatore l’uomo non ha il diritto di ripudiare sua moglie. Gesù quindi toglie il privilegio dell’uomo nei confronti della moglie e chiede la massima uguaglianza tra i due.
2. Ritorno al principio
In casa, i discepoli fanno domande su questo punto. Gesù trae le conclusioni e riafferma l’uguaglianza di diritti e doveri tra uomo e donna. E propone un nuovo tipo di relazione tra i due. Non permette il matrimonio in cui l’uomo comanda sulla donna come vuole, né viceversa. Sia il matrimonio che il celibato, devono stare al servizio del Regno e non di interessi egoistici.
È frutto della divina sapienza, della potenza infinita del creatore e Signore l’ordine che regola l’universo, gli uomini e le cose. “Sin dal principio”, creando l’uomo a sua immagine e somiglianza, creando l’uomo e la donna, diversi ma complementari, li ha resi capaci di amore e fecondi per la vita.
Li ha voluti coinvolgere direttamente nell’opera della creazione e della conservazione della specie. Una missione dei due che implica l’unione intima e completa di anima e di corpo al punto di diventare Uno Inscindibile per essere in grado non solo di procreare, ma di educare alla fede e alla vita.
Sappiamo che tale perfezione è minata da sempre dagli umani egoismi e da tutte le fragilità che accompagnano la vita di coppia.
Per questo Gesù ha voluto rafforzare tale unione, già di per sé sacra, con la forza del sacramento, la grazia che consente agli sposi di vivere per tutta la vita la reciproca fedeltà. Per questo Gesù può riaffermare il progetto divino e correggere quanto Mosè aveva stabilito per la durezza del loro cuore.
3. Garante dell’unione è solo Dio
C’è un presupposto indispensabile ed inderogabile, che sia cioè Dio a unire e non altre umane e superficiali valutazioni. È opportuno chiedersi quanti matrimoni ai nostri giorni sono celebrati nella fede vera in Dio e in Gesù, garante delle nostre promesse.
Certamente vanno studiate le cause principali del dilagare delle separazioni, dei divorzi. E vanno cercati i rimedi dei tanti fallimenti dell’amore, a causa dell’umana debolezza. Fedeltà viene da fede e questa è un dono divino che, in modi diversi, non viene negata a nessuno.
La fedeltà coniugale scaturisce poi dalla concezione che ognuno ha dell’amore, questo di sua natura dovrebbe essere unitivo, esclusivo, perenne e indissolubile.
Solo per la fragilità umana e per la durezza del cuore questi valori vengono spesso messi in discussione e non messi in pratica. Essendo poi il matrimonio un progetto divino per le sue creature, altra verità ne sgorga: non può essere vissuto solo con le forze e le virtù umane ed è per questo che Cristo lo ha corroborato con la grazia derivante da un sacramento.
-- don Erminio