18 agosto 2024
XIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE (B)
Luca 7,1b-10
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Aprirsi o rafforzare la fede
Il cap. 7 del vangelo di Luca ci aiuta ad accogliere la chiamata rivolta ai pagani di aderire alla fede nel Signore Gesù.
La figura del centurione fa da apripista per tutti coloro che vorranno aderire alla fede di Israele e poi incontrare e conoscere il volto del Padre in Gesù. Nella meditazione di questo Vangelo, anche a noi viene fatta la proposta di aprirci alla fede o di rendere più salda la nostra fiducia piena nella Parola del Signore.
Seguiamo con il cuore, i passi di questo centurione romano. Forse un primo aspetto che emerge, dal brano, è la situazione di sofferenza in cui si trova il centurione. Cafarnao, città di confine, fuori mano, ai margini, città dove la benedizione di Dio sembra fatichi ad arrivare. La malattia grave; la morte imminente di una persona cara.
2. Due cammini che si incontrano
Ma il Signore entra in questa situazione, la condivide, la abita con la sua presenza amorosa. Tutti i verbi confermano questa verità: “a pregarlo di venire”; “si incamminò con loro”; “non era molto distante”. E’ bellissimo vedere questo movimento di Gesù, che va verso colui che lo chiama, che lo cerca e gli chiede salvezza. Così Lui fa con ognuno di noi.
Ma entriamo in contatto anche con la figura del centurione, che qui è un po’ come il maestro, la guida nel cammino della fede. “Avendo udito parlare di Gesù”. Ha ricevuto l’annuncio, ha ascoltato la buona novella e l’ha trattenuta nel cuore, non ha chiuso gli orecchi e la vita. Si è ricordato di Gesù e ora lo cerca.
“Mandò”. Per due volte egli compie questa azione; prima per inviare a Gesù degli anziani del popolo, figure autorevoli, poi per inviare dei suoi amici. Luca usa due verbi differenti e questo aiuta ancor più a capire che in quest’uomo è avvenuto qualcosa, c’è stato un passaggio: lui si è mano a mano aperto sempre più all’incontro con Gesù. Mandare gli amici è un po’ come mandare se stessi.
“A pregarlo di venire e salvare”. Verbi bellissimi, che dicono l’intensità della sua richiesta a Gesù. Vuole che Lui venga, si avvicini, entri nella sua povera vita, venga a visitare il suo dolore. E’ una dichiarazione d’amore, di fede grande, perché è come se gli dicesse: “Io senza di te non posso più vivere. Vieni!”.
E non chiede una salvezza qualsiasi, una guarigione superficiale, come ci fa capire il verbo particolare che è scelto. Infatti qui si parla di una salvezza trasversale, capace di attraversare tutta la vita, tutta la persona e capace di portare la persona oltre, al di là di ogni ostacolo, di ogni fatica o prova, al di là anche della morte.
“Non sono degno”. Per due volte Luca mette sulla bocca del centurione queste parole, che aiutano a capire il grande passaggio che lui ha compiuto dentro di sé. Si sente indegno, incapace, insufficiente, come esprimono i termini greci qui usati.
Forse la prima conquista nel cammino di fede con Gesù è proprio questa: la scoperta del nostro grande bisogno di Lui, della sua presenza e la consapevolezza sempre più certa che da soli non ce la facciamo, perché siamo poveri, siamo peccatori. Ma proprio per questo, noi siamo infinitamente amati!
“Di’ una parola”. Qui c’è il grande salto, il grande passaggio alla fede. Il centurione ora crede in maniera chiara, serena, fiduciosa. Mentre Gesù camminava verso di lui, anch’egli stava compiendo il suo cammino interiore, stava cambiando, stava diventando un uomo nuovo. Prima ha accolto la persona di Gesù e poi anche la sua parola.
Per lui è il Signore e come tale, la sua parola è efficace, vera, potente, che opera ciò che dice. Tutti i dubbi sono crollati; non rimane che la fede, la fiducia certa nella salvezza, in Gesù.
-- don Erminio