21 maggio 2023
ASCENSIONE DEL SIGNORE (A)
Luca 24,36b-53
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Una missione impegnativa e formidabile
L’evento dell’Ascensione di Gesù al cielo ci viene narrato ben due volte la prima con queste parole: “Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi”; il vangelo lo racconta così: “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui”.
Tutte e due le volte la notizia è data in maniera molto scarna, con pochissime parole, mentre invece si dà più spazio a quel che è avvenuto prima e dopo, perché l’evento dell’Ascensione di Gesù sta in mezzo, orienta e guida il passaggio dal prima al poi.
Il passo degli Atti degli Apostoli prima della notizia dell’Ascensione ci dice che Gesù risorto appare agli Undici e affida loro questo incarico: “Di me sarete testimoni”. Poi precisa quali dovranno essere i confini di questo loro incarico: “A Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”.
Anche nel racconto evangelico Gesù risorto annuncia una missione, destinata a tutti gli uomini: “Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme”: una missione con un’estensione esorbitante.
2. Missione sproporzionata, ma gioiosa
A proposito della condizione spirituale di coloro che vengono incaricati della missione, si precisa che sono persone che vivono l’incontro con Gesù Risorto all’insegna del turbamento, del dubbio, del non poterci credere…
Ma finché l’attenzione è posta sul quaggiù, sull’estensione spropositata del mondo da evangelizzare, sull’inadeguatezza degli evangelizzatori, la missione comandata dal Risorto non può mai partire. E tutti noi abbiamo presente la sproporzione, l’inadeguatezza nostra rispetto alla missione…
E invece la lettura ci parla del loro riunirsi insieme nella sala superiore, per una preghiera concorde e perseverante: “Tutti quello erano perseveranti e concordi nella preghiera” (At 1,14). Nel vangelo con c’è traccia di turbamento o dubbio, ma c’è grande gioia e lode a Dio.
3. Sempre uniti a Cristo capo
Come si spiega questo passaggio sorprendente dal senso del limite, della sproporzione, dell’inadeguatezza alla preghiera concorde e perseverante, alla gioia e alla lode a Dio?
Il passaggio che noi siamo tentati di fare è di usare questi nostri limiti, reali, questa nostra inadeguatezza vera, come ragione, che giustifica il nostro tirarci indietro.
Invece proprio l’ascensione di Gesù in cielo rende possibile tale passaggio sorprendente, perché sposta l’attenzione dal quaggiù della sproporzione e della inadeguatezza, al lassù dove Gesù è asceso, siede alla destra del Padre e partecipa della signoria divina.
Lassù c’è il Capo, di cui noi siamo le povere membra e quel nostro Capo continua la sua opera a favore dell’umanità, operando con onnipotenza divina nella pochezza delle sue povere membra.
Questo consente a noi di andare oltre i limiti, compresi quelli di spazio e di tempo, tendendo a tutto il mondo e a ogni creatura. Sì, noi siamo inadeguati, eppure dobbiamo fare spazio alla gioia e alla lode a Dio e non allo sconforto, perché diamo più peso a Colui che sta in cielo nella gloria divina che alla nostra pochezza.
Sì, noi siamo inadeguati, ma non ci lasciamo prendere dalla tentazione di giocarcela tutta ed esclusivamente su di noi, perché facciamo affidamento prima di tutto e soprattutto a quel Gesù, che gode della signoria divina: e allora la prima scelta, che facciamo, è di rivolgerci a Lui, di pregarLo, per renderci disponibili alla forza dello Spirito Santo, che Lui, Gesù, ha promesso di non lasciarci mancare mai.
-- don Erminio