NOSTALGHIA – autenticità
Padre mio, mi sono affezionato alla terra quanto non avrei creduto.
[…].
E’ solo una stazione per il figlio tuo la terra
ma ora mi addolora lasciarla
e perfino questi uomini e le loro preoccupazioni,
le loro case e i loro ricoveri
mi dà pena doverli abbandonare.
[…].
Sono stato troppo uomo tra gli uomini oppure troppo poco?
Il terrestre l’ho fatto troppo mio o l’ho rifuggito?
(Mario Luzi)
Nella Tua ostinatezza la Tua missione.
Ti eri ritirato a vita pubblica dopo l’incredibile segno del richiamare a vita Lazzaro. Tornasti vicino al deserto, dove fu il Tuo inizio. Avevi bisogno ancora di risentire le parole del Padre. Come compiere la Sua di volontà?
E “mentre era vicina la Pasqua dei Giudei” (Gv 11,55a) sentisti il bisogno del ritorno. Più forte di Te.
Ritorno all’affetto, nella casa di Betània. Ritornasti da Lazzaro, Tuo amico. Ritorno che Ti servì come prova definitiva; decisione autentica.
Sapevi che quella fu la Tua ultima Pasqua. Nessuna delle precedenti lo fu davvero. Quella fu autenticamente Tua. La Tua Pasqua, nella preparazione a divenire “agnello condotto al macello” (Is 53,7c).
Sapevi che solo un grande sacrificio era in grado di coprire una grave colpa, quella della lontananza. L’abisso da colmare troppo profondo.
E celebrasti una penultima cena; di preparazione. Impaurito dalla solitudine. Come ogni uomo, Tu la provasti fin nel profondo delle viscere. Per questo Ti recasti nuovamente dagli amici.
Non si può morire da soli.
Quella compagnia Ti fu d’aiuto nell’ora decisiva. Il ricordo di quegli sguardi incrociati Ti tornano utili quando venisti sospeso. Permettesti a Maria di cospargerti “i piedi” (Gv 12,3a) di profumo.
“Tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12,3b). Tutti si riempirono di tristezza, perché iniziarono a comprendere. Quel profumo invadente era profumo di morte.
Meraviglia e stupore – profetizzate da Isaia – furono provocate da quell’aroma. Sarà un andarsene doloroso e prendono concretezza in Te le parole del Profeta.
E’ ora chiaro – fin troppo – chi sia “il mio servo” (Is 52,13a). Ma quale successo?
Quella cena Ti servirà a compiere il gesto più plateale, nella speranza che i Tuoi nemici comprendano. Ti sveli nella Tua autenticità, entrando a Gerusalemme. Acclamato. Dai compimento a ciò che venne scritto prima di Te. Ma prima di Te nulla; sei “prima di tutte le cose” (Col 1,17a).
Ma non se ne accorsero. Ormai avevano deciso inevitabilmente.
Quaresima è luogo di autenticità, di alleggerimento da “tutto ciò che è di peso” (Eb 12,1b). E’ ora di tenere “fisso lo sguardo su Gesù” (Eb 12,2a) anche se è “come uno davanti al quale ci si copre la faccia” (Is 53,3c). La decisività riguarda l’autenticità.
Che capiti anche a me di riconoscerTi decisivo in me per essere autentico in Te.
Alessandro