17 novembre 2024
I DI AVVENTO (C)
Luca 21,5-28
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. I figli della luce credono alla Parola
I figli della luce sono uomini e donne di questo tempo, di questa città. Perciò vivono, gioiscono, si spaventano in questa terra. Sentono parlare di guerre, rivoluzioni, disastri di ogni genere. Si riconoscono per questo: ascoltano la parola di Gesù e ci credono. Se Gesù dice: “Non vi terrorizzate”, i figli della luce non si lasciano prendere dal terrore.
I figli della luce non sono perfetti, non sono santi, anche se lo vorrebbero. Cercano, però, di lasciarsi condurre dalla parola di Gesù. Abitano il tempo come occasione per dare testimonianza: “Vi trascineranno davanti a governatori e re, a causa del mio nome. Avrete allora occasione per dare testimonianza”.
I figli della luce fanno politica. Ascoltano la parola di Paolo e cercano di metterla in pratica. “comportatevi come figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia, verità”. Non si identificano con un partito: sanno però che non esiste il partito ideale. Ma la politica dei figli della luce non è la disciplina di partito. Cercano però dappertutto, anche nei partiti, alleati per ciò che a loro sta a cuore.
I figli della luce non portano un distintivo. Si riconoscono perché sono uomini e donne di buona volontà.
I figli della luce non parlano con slogan e frasi fatte, sono insofferenti dei pregiudizi, anche dei propri, e sono disposti a cambiare idea se si rendono conto di avere idee da correggere. Si riconoscono perché pensano, invece di ripetere, e dialogano, invece di insultarsi e di gridare.
I figli della luce non sono un esercito compatto, non sono una formazione organizzata. Sono persino troppo dispersi e talora anche troppo divisi. Si riconoscono perché hanno stima gli uni degli altri, anche di chi la pensa in modo diverso.
I figli della luce non sono indifferenti ai numeri, ai voti, alle presenze. Ma hanno un principio superiore che talora li condanna alla sconfitta e li rende antipatici a chi lo vorrebbe più manovrabili. Agiscono, pensano, vanno secondo coscienza.
1. I figli della luce fanno politica
2. I figli della luce fanno politica, perché si prendono cura della città. La loro politica si può chiamare la politica della speranza. La politica della speranza è animata dalla fiducia. Anche in mezzo ai problemi, anche nel groviglio della complessità, anche nell’animosità del dibattito,
i figli della luce si ricordano della parola di Gesù: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
Chi si prende cura del bene della città ha talora troppe ragioni per lasciarsi cadere le braccia. La tenacia non viene da un temperamento ostinato o da una ambizione caparbia. E’ necessaria una fonte inesauribile di fiducia. La politica della speranza è frutto della luce: pratica lo stile della bontà, della giustizia, della verità
Non si tratta di buoni sentimenti e di ingenue fantasie.
a. Si tratta della verità: la manipolazione delle parole per conquistarsi il consenso è l’opera delle tenebre. L’accondiscendenza delle opinioni di moda è l’opera delle tenebre. Se le opinioni sono contro la verità dell’uomo, della donna, dei popoli, delle religioni, dei poveri, “non partecipate alle opere delle tenebre”.
b. Si tratta della giustizia: non pagare in modo onesto chi lavora onestamente è l’opera delle tenebre. Applicare una strategia industriale che cerca il profitto a ogni costo, anche a costo di cancellare posti di lavoro con nessun’altra ragione che quella di massimizzare il profitto, è opera delle tenebre.
c. Si tratta della bontà: essere cattivi con le persone con cui si vive, coltivare sentimenti di vendetta, di risentimento senza perdono, di prepotenza, di disprezzo, è opera delle tenebre.
“Comportatevi come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”
-- don Erminio