12 gennaio 2020
BATTESIMO DI GESÙ
Matteo 3, 13-17
Riflessione a cura di don Erminio Villa
1. Con un balzo di 30 anni Gesù inaugura la sua vita pubblica:
dopo gli anni trascorsi a Nazareth, viene dalla Galilea al Giordano per farsi battezzare da Giovanni (non a caso chiamati gli anni della vita nascosta, che saremmo tentati di considerare insignificanti, perché vissuti nella più ordinaria quotidianità, scanditi dai gesti della vita e del lavoro quotidiani). Per il primo atto pubblico, ci aspetteremmo altro; invece lo stile di Gesù è sorprendente: si manifesta nascondendosi, mescolato tra la folla che va al fiume per un gesto di penitenza. Infatti il Battista non vorrebbe considerare Gesù alla stregua di tutti gli altri…
Qui sta la verità dell’Incarnazione: Dio viene a condividere la nostra condizione umana.
2. Gesù, lasciata la sua casa, fa un lungo viaggio, perché desidera andare ad ascoltare il profeta.
È alla ricerca della sua identità e vocazione, attraverso la mediazione profetica del Battista.
In questo ci dà una lezione di saggezza e umiltà: se lui si è sottomesso a questa via, posso io pretendere di vivere la mia fede e di fare le mie scelte con una devozione personale che sa di autonomia e di rifiuto di dipendere dagli uomini e in ultima analisi anche da Dio?
Gesù sente il bisogno di farsi aiutare da Giovanni, come più avanti si farà aiutare dal Padre. Dopo aver ascoltato Giovanni, desidera sottomettersi anche lui al battesimo di penitenza.
Non lo fa semplicemente per darci un esempio o come gesto d’umiltà; non fa le cose per finta. Lo fa perché desidera farlo, per sé. Sapendo però che non ha peccati, né nulla da rimproverarsi…
Sarà rimasto colpito dallo stile e dalla volontà del Battista di aiutare il suo popolo annunciando la venuta del Regno di Dio ed esortando tutti alla conversione. Guardandolo e ascoltandolo nasce in lui il desiderio di fare lo stesso; e cosi farà inizialmente andando a battezzare pure lui.
Gesù si lascia calare in quelle acque chiedendo a Giovanni di pregare per lui, per chiedere a Dio di convertirlo a quello stesso Spirito che ha mosso Giovanni a fare quello che fa e perché il Signore prenda definitivamente il primo posto nella sua vita.
È la voglia d’amare e di parlare dell’amore di Dio che vuole esplodere in lui, e per fare questo chiede umilmente aiuto.
È bello vedere come Gesù è libero di stimare Giovanni; non lo vede come rivale, ma come dono di Dio per lui. Potesse essere cosi anche tra di noi!
Anche Giovanni stima Gesù e si oppone perché desidera essere battezzato lui da Gesù.
3. Quale grande sorpresa e gioia sarà stato per Gesù vedere scendere lo Spirito e sentire poi la voce che dice: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”.
È come se dicesse: “Lui è il figlio unico e amatissimo, io mi riconosco nelle sue scelte”. Ascoltando questa voce Gesù intuisce la sua identità e vocazione.
Ne sarà rimasto turbato, e infatti viene spinto dallo Spirito a ritirarsi nel deserto, per andare a pregare e cercare di fare chiarezza, in mezzo a tante tentazioni. Annota l’evangelista che i cieli si aprirono quando Gesù uscì dall’acqua.
Ora con Gesù i cieli sono aperti e quel Dio che nessuno può vedere si manifesta, ma nascondendosi sotto i tratti del volto umano di Gesù di Nazaret. Succede a tutti noi: quando la fatica ci opprime alziamo lo sguardo al cielo per prendere forza.
Questa pagina ci interpella perché un giorno, per tutti noi avvolti nell’assenza di coscienza, siamo stati battezzati. È bello che i genitori conferiscano il battesimo ai loro figli da poco nati. Con il dono della vita, dicono di voler affidare da subito alla tenerezza di Dio la loro creatura. Altri preferiscono attendere e rinviare questo gesto ad una età di maggiore consapevolezza.
È una scelta non priva di qualche motivazione plausibile, anche se l’indicazione della Chiesa è perché il battesimo segni fin dall’inizio il cammino dell’esistenza.
Così oggi possiamo ricordare il nostro battesimo, il momento in cui i genitori hanno riconosciuto che all’origine della loro così come di ogni altra creatura, sta la paternità dello stesso Dio.