8 marzo 2020
II DOMENICA DI QUARESIMA
Giovanni 4, 5-42
Riflessione a cura di don Erminio Villa
Questa lunga pagina evangelica contiene una lunga conversazione di Gesù con una persona senza nome, presso il pozzo nell’ora più calda del giorno.
1. Il cammino della donna alla scoperta del suo misterioso interlocutore
Letta in questa chiave, la pagina evangelica ci rivela quali siano gli elementi costitutivi di ogni itinerario di fede. Anche ognuno di noi può ritrovarsi nell’esperienza di questa donna. Ogni cammino della fede ha in Dio il suo principio: è Lui che fa il primo passo verso ognuno di noi. E qui, presso il pozzo è Gesù che rompe il silenzio assolato e chiede da bere. Gesù chiede, assetato. Per la Samaritana forse questo è il primo uomo che si rivolge a lei, chiedendo. Da una semplice domanda prende avvio un dialogo: ecco un’altra tappa nella scoperta della fede: il dialogo con il mistero di Gesù.
È possibile che, come nel caso della samaritana, il dialogo rischi di finire prima ancora di cominciare: quanti pregiudizi, quanti fraintendimenti, quante false immagini di Dio possono fare da ostacolo, talvolta insuperabile. Anche la donna, guardando Gesù, vede sul suo volto i tratti di qualcuno che appartiene ad una popolazione ostile.
2. Non avviene tutto all’improvviso, ma c’è il lento disvelarsi della sua identità
Il cammino potrebbe finire qui. Ma lui non si lascia vincere da questa ostilità e riprende il discorso. Così si prosegue, nella stupenda e progressiva scoperta del volto di Gesù da parte della donna. Non avviene così anche per noi, quando, giorno dopo giorno, impariamo a conoscere una persona, a coglierne l’identità profonda?. E’ un percorso che non ha fine e dona, anche dopo lunghi anni di strada fatta insieme, la gioia di una fedeltà sempre nuova.
Nella pagina evangelica i passi di questa progressiva scoperta sono i nomi che donna adopera per rivolgersi al suo misterioso interlocutore. In un primo momento Gesù è solo un Giudeo e in quanto tale nemico. Ma poi si fa strada l’intuizione di una grandezza paragonabile a quella del patriarca Giacobbe, colui che aveva scavato il pozzo.
E ancora la donna ricorre ad un altro titolo, quello di profeta, per designare chi le sta dinanzi. Ma cresce in lei la consapevolezza della singolarità di quell’uomo fino a chiedersi se addirittura non sia proprio lui il Messia, l’Atteso. Così la donna presenterà alla gente del villaggio il suo ancora per poco misterioso interlocutore. Sarà la gente stessa a dire: “Questi è veramente il Salvatore del mondo”.
3. Ammiriamo la pazienza di Gesù che prende tempo.
Davvero è incantevole questa pagina, questo lungo dialogo presso il pozzo, alla scoperta del volto di Gesù. Prendere tempo (anche sotto il sole del mezzogiorno per accompagnare quella donna) è una regola preziosa nel cammino di fede, ma anzi, possiamo anche aggiungere nel cammino di ogni autentica relazione umana, di amicizia, di amore.
Ci vuole tempo e i passi, dapprima incerti, mentre si fanno via via sempre più sicuri, sono necessari: per questo va evitato ogni fanatismo, ogni intolleranza che vorrebbe tutto subito; impariamo invece ad accogliere ogni pur modesto frammento di verità, da chiunque provenga.
Questa pagina vuol fare di noi compagni di strada di ogni uomo o donna, in ricerca, tutti, del volto del Signore. Non ci prenda la presunzione frettolosa di disporre di risposte già belle e pronte: alla samaritana Gesù non dà alcuna risposta; la ascolta e la interroga, perché scopra il suo bisogno profondo. Era venuta a cercare acqua e ha incontrato qualcuno che certamente ha cambiato la sua vita, facendo di lei la prima testimone del Vangelo. Prima degli Apostoli, prima di tutti discepoli c’è questa donna senza nome, che ancora oggi ripete a noi: “Venite a vedere…”.