Gesù e i bambini

La rivoluzione della tenerezza

28 agosto 2022
DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO (C)
Matteo 18,1-10

Riflessione a cura di don Erminio Villa.

1. Non scandalizzare i giovani

Il tema affrontato dalla Parola di Dio è propriamente quello dello scandalo. Gesù inveisce fortemente contro chi scandalizza “uno solo di questi piccoli che credono in me”.

Stando alla prima lettura, sappiamo che la politica del re Antioco IV non era di cancellare il culto di Dio, ma di eliminare certe usanze discutibili, come quello di non mangiare carne suina in nome della fede, per riuscire ad allargare il culto del Dio di Israele oltre i suoi confini. 

Ammiriamo la rettitudine morale, la resistenza messa in atto dallo scriba Eleazaro, che si rifiuta di mangiare carne suina, ritenendolo un gesto offensivo nei confronti della sua fede: 

“Non è degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani si perdano per causa mia”. Sono parole che colpiscono perché ci dovremmo domandare se un atteggiamento di questo genere ci appartiene, se saremmo in grado di farlo anche noi oggi, nei confronti di chi viene dopo di noi. 

Chiediamoci: ci sentiamo in debito di testimonianza nei loro confronti o non finiamo per trasmettere loro più facilmente tutti i nostri intrighi, le diplomazie e i nostri compromessi? Tutto questo semplicemente depotenzia la loro fede e il coraggio di credere nella speranza di un futuro migliore. 

2. Diventare servi, come garzoni 

Nel vangelo il contesto è quello posto dalla domanda dei discepoli: “Chi è più grande nel regno dei cieli?”. Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.

La nostra versione liturgica traduce bambino, ma il termine greco si riferisce a ragazzo, servo, garzone e il termine greco, tradotto col ‘diventare come bambini’, significa propriamente: stare in basso, stare vicino alla terra, cioè, dunque, diventare, farsi umili. 

“In questione non è la figura del bambino, ma quella del garzone o del servo che non aveva alcuna specifica mansione, se non quella di aiutare” (G. Borgonovo). 

Questo è il modello che Gesù propone ai discepoli. Come se Gesù dicesse: “se non cambiate modo di pensare e non diventerete come questi garzoni, questi servi che si accovacciano per terra, che si fanno piccoli per servire, voi nel regno di Dio non c’entrerete mai“. 

Gesù non sta certo indulgendo in una qualche forma di infantilismo o puerocentrismo pedagogico. Piuttosto, sta dicendo che nella comunità dei suoi discepoli, nella Chiesa appunto, si è tutti garzoni e nessuno può pretendere qualche forma di potere o di dominio sugli altri. 

3. La rivoluzione della tenerezza

Dunque: il più grande è colui che si mette a servizio degli altri membri della comunità, soprattutto dei piccoli, che non sono propriamente o soltanto i bambini, ma i deboli, quelli che agli occhi del mondo non contano granché. 

Di loro bisogna prendersi cura, altrimenti ricadiamo nella mentalità mondana che privilegia i posti alti, le posizioni di prestigio e di dominio. 

Se, invece, all’interno delle nostre comunità succede altro, succede questa corsa all’alto, ai primi posti, ai riconoscimenti e ai titoli, allora questo fa scandalo davvero. Questo contraddice fortemente la logica profonda del Vangelo che Lui è venuto ad annunciare. 

Certo, una pagina di questo genere può anche essere usata per bollare anche nella chiesa chi scandalizza per pedofilia o pornografia. Ma pure sappiamo che l’orizzonte, l’orizzonte del dominio, che viola la dignità dell’altro, che viene meno al rispetto della persona, è purtroppo ben più vasto. È ormai tempo che la Chiesa diventi “più facilitatrice della fede che controllore della fede“. 

Invece, a volte, ci sono “pastorali ‘lontane’, pastorali disciplinari che privilegiano i principi, le condotte, i procedimenti organizzativi… senza vicinanza, senza tenerezza, senza carezza. Si ignora la ‘rivoluzione della tenerezza‘ che provocò l’incarnazione del Verbo. 

Vi sono pastorali impostate con una tale dose di distanza che sono incapaci di raggiungere l’incontro con Gesù Cristo e con i fratelli” (Papa Francesco, Discorso al Celam, 28.07.2013).

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don Erminio