La speranza è un Bambino

ATTENDERE L’ATTESO – la speranza è un Bambino

L’unica gioia al mondo
è cominciare. E’ bello vivere
perché vivere è cominciare,
sempre, ad ogni istante
(Cesare Pavese).

Peccato che il poeta ponga fine alla sua vita con il suicidio, terribile ossimoro dei versi sopra riportati. L’autore coglie una verità della vita – cominciare sempre -; è però una verità monca. Non basta cominciare. Occorre sapere e continuamente ribadire anche il perché o, meglio, il per-Chi.
Il Precursore entra in scena con dovere di risposta: “Tu, chi sei?” (Gv 1,19b). Sapersi – riconoscersi in una realtà – è fondamentale per la vita stessa. Solo chi sa chi egli sia può davvero cominciare.
E noi abbiamo la risposta solamente guardando all’Altro che viene, che accade. Ci conosciamo, ri-conoscendo Lui. Duro è il rimprovero del Battista: “in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete” (Gv 1,26b). La conoscenza reclamata è l’esperienza, cioè l’io che si lascia provocare.
L’Atteso, di cui il Precursore si fa voce, è Uno che viene per farsi conoscere. E’ Uno su cui gravano profezie millenarie. E’ Unodifferente” (Eb 7,15b). Per questo occorre conversione.
Il Profeta di Lui dice: “un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici, un vessillo per i popoli” (Is 11,1.10b). E’ avvento di Qualcuno che, seppur piccolo, cambia radicalmente la realtà. “La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi” (Is 11,5). I tratti distintivi dicono chi Egli sia.
Egli è Uno da cercare “con ansia” (Is 11,10c). Lui, Vita alla vita, è l’unico nel quale sperare poiché “può salvare perfettamente” (Eb 7,25a).

Un Bambino, un “piccolo fanciullo” (Is 11,6d). L’umanità è nelle sue mani. L’uomo è posto dal Padre nelle mani di un infante. Il destino tutto Gli appartiene poiché “giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra” (Is 11,4a).
Viene per ristabilire l’umanità incattivita, infedele, triste; la pace è il suo obiettivo tanto che “il lupo dimorerà insieme con l’agnello” (Is 11,6a). Questa rappacificazione nasce dalla “conoscenza del Signore” (Is 11,9c); chi Lo conosce è chiamato a cooperare con il Bambino, a far crescere il virgulto.

L’Altro che germoglia, che spunta in mezzo a noi, destinato a divenire quantità illimitata, genera una “compagnia” (Luigi Giussani). La compagnia del Bambino è formata da coloro che, riconoscendoLo, colgono la libertà generativa di un nuovo stile di vita: “non agiranno più iniquamente” (Is 11,9a).
ConoscerLo ci rende abili a farLo conoscere; il Precursore domanda che nella storia vi siano post-cursori. La compagnia del Bimbo è l’insieme delle persone che non si vergognano di gridare, anche “nel deserto” (Gv 1,23a), che vi è un Altro che giunge. La compagnia ha il solo scopo di ricordare che vi è stato un accadimento di fronte al quale non si può rimanere indifferenti. Questa compagnia ha nel sangue la missionarietà affinché tutti Lo cerchino.

Quando verrai Signore? Che io mi accorga sempre del più piccolo germoglio che spunta, della Vita che sopraggiunge. E’ segno Tuo, è presenza Tua. Tu, Bimbo sul quale è posto “lo spirito del Signore” (Is 11,2a), ricco di sapienza e d’intelligenza, di consiglio e di fortezza, di conoscenza e di timore del Signore. Solo conoscendo Te, saprò riconoscere me. Io sono della Tua compagnia. Il Tuo destino è anche nelle mie mani.

Vieni, Signore.
Alessandro