Siamo ormai verso la fine dell’avventura terrena del Maestro, al vertice della sua popolarità e al vertice dell’avversione da parte dei benpensanti del Suo tempo. Il successo oserei dire mediatico di Gesù lo ha costretto a scappare da Gerusalemme perché li è diventato scomodo a tal punto che lo vogliono eliminare.
Notizia.
Li lo raggiunge la notizia del malessere del suo amico e li Lui il Maestro stupisce ancora. Normalmente una notizia del genere ci fa muovere, accorrere il più velocemente possibile al capezzale dell’amico morente ma Gesù no! Lui non si piega alla logica umana, ha in mente un altro progetto e lascia tranquillamente che il destino dell’uomo si compia. Stupore e forse rancore nei presenti perché Lui avrebbe potuto e secondo la nostra logica dovuto arrivare da colui cui vuol bene per guarirlo prima che morisse, prima che tutto sia finito, prima che la separazione fosse definitiva. Così si comportano gli amici. Invece il Maestro con colpevole è consapevole ritardo lascia che tutto si compia. Perché? Cosa vuole dimostrare ? Vuole stupire ancora una volta con i superpoteri del Padre ? Ha ancora bisogno di dimostrare qualcosa ? Lazzaro non è il primo che sarebbe stato guarito in fin di vita e non sarebbe nemmeno il primo ad essere resuscitato…non si riesce a capire il senso.
Gesto.
Forse il senso sta in due gesti che arrivano alla fine del racconto.
Il primo l’apertura del sepolcro. Il Maestro chiede che siano gli uomini a far rotolare via la grande pietra che lo chiudeva. Avrebbe potuto farlo Lui ma invece no ha bisogno che siano gli uomini a farlo.
Il secondo. Lazzaro esce da solo conciato come è, avvolto nel lenzuolo e coperto con il sudario con le mani e i piedi legati; saltellando, arrancando, sconvolto da questa esperienza che lo ha completamente frastornato e trasformato. Gesù avrebbe potuto entrare nel sepolcro, aiutarlo ed uscire trionfalmente con lui invece no non è ancora il momento per Lui di entrare nel sepolcro e Lazzaro deve uscirne da solo.
Senso.
Proprio in questi due gesti il senso del racconto e della scelta del Maestro.
L’uomo deve metterci del suo. I sepolcri in cui ci siamo o ci hanno seppellito, l’indifferenza, il rancore, l’insoddisfazione, l’invidia, il qualunquismo, il buonismo, il servilismo, dobbiamo aprirli noi. Noi dobbiamo far rotolare via la porta che chiude i nostri cuori al messaggio di Gesù, noi dobbiamo permettere alla Sua voce di poter entrare e toccarci di poterci chiamare per nome. Noi soli possiamo fare questo gesto ne Lui ne nessun altro può farlo.
Quando poi ciò è reso possibile, quando il Suo esserci ci e reso presente, quando sentiamo il Suo amore chiamarci ed uscire, sempre e solo noi dobbiamo e possiamo farlo. Non importa in che condizioni siamo, quali legami ci vincolino, quale sudario ci ricopra. Non importa se non riusciamo ad essere presentabili e baldanzosi se siamo mezzi corrotti dalla morte o stracciati dalla vita, se siamo oscurati dal velo delle nostre miserie e povertà non importa. Lui è lì non come giudice ma come misericordia, come amico che ci aspetta e ci rispetta. Solo quando saremo scesi nella profondità della nostra umanità qualunque questa sia solo allora avremo la possibilità di arrivare a Lui per essere finalmente come Lazzaro…. ” slegatelo e lasciatelo andare ”
Claudio