25 febbraio 2024
II DOMENICA DI QUARESIMA (B)
Giovanni 4,5-42
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Valore fondamentale delle “dieci parole”
Secondo la tradizione ebraica Mosè prima di morire fa quattro grandi discorsi raccolti nel libro del Deuteronomio, quinto dell’Antico Testamento e ultimo della Torà (legge).
Nel brano di oggi (Dt 5) si ribadiscono le dieci parole ricevute sul monte Sinai, come centrali per la vita del popolo. Il fondamento è la fedeltà a Dio, il riconoscerlo come unico e non ricadere nel peccato delle origini: mettersi al posto di Dio, emanciparsi da lui nelle decisioni della vita. Non tirare in ballo Dio per giustificare interessi personali.
Dedicare a lui solo un giorno: per noi la domenica, per riconoscerci come popolo suo, ascoltarne la parola, celebrare l’eucarestia in memoria di Gesù e scegliere il servizio come forma abituale di vita (fate questo in memoria di me).
Gli altri comandamenti ci proibiscono l’individualismo, l’indifferenza e la mancanza di fedeltà alla parola data o la sua distorsione in menzogna. Gli ultimi due sono ampliamenti del sesto e del settimo.
2. Gesù riaccende la voglia di vivere
Oggi è sotto i nostri occhi la fatica dell’osservarli, perché la nostra società, non tutta, ma in larga parte, è afflitta da ciò che qui è proibito: individualismo e indifferenza. Tocca a noi cristiani sussidiare questa società affaticata, ma ancora piena di belle persone. San Paolo (Efesini 4) ci esorta all’unità pur nella diversità.
La samaritana (Giovanni 4), incontrato Gesù, per prima cosa dimentica la brocca: i ritmi di una vita centrata sulle esigenze primarie pur importanti, e corre al villaggio, da quelli che la disprezzavano.
Non esita a dichiarare il fallimento affettivo della propria vita (“mi ha detto tutto quello che ho fatto”), ma in lei è rimasta una voglia di riscatto che Gesù ha stanato, la voglia di vivere in lei rinasce e il dono che le è stato fatto vuole condividerlo con altri.
Vuole che anch’essi lo ricevano. Lei è mediatrice. Una volta incontrato Gesù, gli altri si emancipano da questa mediazione, perché di persona hanno capito che Gesù è una risorsa conveniente anche per la loro vita.
3. L’incontro di due “seti”
L’incontro tra “l’uomo Gesù” e la “donna di Samaria” pone un interrogativo sul mio inutile imbarazzo di discepolo nell’incontrare la parola di Gesù. Si cura della mia sete, non con ricette particolari o astruse, ma mettendosi Lui nel bisogno. La donna di Samaria che a “mezzogiorno” va con l’anfora ad un “pozzo profondo” incontra l’Assetato di umanità.
È l’incontro di due “seti”: quella d’acqua della donna; quella di vita per lei, di Gesù. Gesù è “assetato” per me. Ama la mia vita. Si dona per me.
Sa che anch’io – come la donna di Samaria – cerco acqua potabile in pozzi profondi e a volte screpolati, per mitigare la mia sete di senso…
Sa che anch’io – come la donna di Samaria – sono stanco di cercare e trovare acque e pozzi che non esauriscono la mia sete.
Sa che anch’io – come la donna di Samaria – ho provato e sperimentato diversi tipi d’acqua, pur di placare la mia arsura.
“Ciò che mi rende bello il deserto – osserva il Piccolo principe – è che nasconde da qualche parte un pozzo”.
Non è il deserto, con la sua sete, ad essere bello, ma il “desiderio del pozzo”, che da qualche parte c’è!
— don Erminio