SIGNIFICATO – mistero di Cana
Signore, facci ricordare
che il tuo primo miracolo,
alle nozze di Cana,
lo facesti per aiutare
alcuni uomini a fare festa.
Facci ricordare
che chi ama gli uomini,
ama anche la loro gioia,
perché senza gioia
non si può vivere.
(Fëdor Dostoevskij)
Nozze figurali e figurate fungono da terza epifania per l’Incarnato.
Da sfondo un bisogno: “mancava l’acqua per la comunità” (Nm 20,2a); “non hanno vino” (Gv 2,3b). Egli è attento ai bisogni, volendoseli assumere. Meglio se assembleari.
Quello “fu l’inizio dei segni” (Gv 2,11a); avvio di ogni altra Sua epifania. Tutto, da allora, divenne manifesto.
Quelle nozze furono il pretesto. Chi è – davvero – “lo sposo”(Gv 2,9b)?
Il bisogno crea inquietudine e ansia; si perde lucidità quando serve: “gemiamo interiormente aspettando” (Rm 8,23b). Solo una speranza può salvarci.
Nel deserto il popolo insorse. Mosè e Aronne tentennarono anch’essi: “vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?” (Nm 20,10b).
Non riconobbero il Divino come risolutore al problema. Il fossato tra vita e fede si fece più aperto alle “acque di Merìba” (Nm 20,13a); si accese la contesa tra il popolo bisognoso e il Divino; creduto troppo poco.
Fu in dovere, a quelle nozze, di darne significato. Quelle acque di scollamento tra l’umano e il Divino andavano risanate. Divenne suo programma di vita.
L’acqua venne messa in “sei anfore di pietra” (Gv 2,6a). Sei ad indicare l’imperfezione finora vissuta. Pietra come quella roccia nel deserto, come il materiale atto a trattenere le Parole del Sinai. Creazione e Alleanza assumono sintesi e senso.
L’acqua tramutata in vino indice il nuovo tempo dell’Incarnato, atto a rendere straordinaria ogni ordinarietà vissuta. Sua cifra fu la festa.
Le vere nozze vennero celebrate con l’umanità soggetta a nuovo tempo. Furono le nozze ricomposte e sanate, tra l’umano e il Divino.
Epifania di ordinarietà.
Alessandro