Non vorrei sembrare troppo irriverente ma prendo spunto e parafraso il titolo di un film cult per gli amanti dell’orrore che è: La notte dei morti viventi e lo trasformo nel: Il giorno dei morti viventi.
Non morti.
“ un uomo scendeva verso Gerusalemme…” la sintesi di una vita. Ciascuno di noi è in viaggio verso la propria Gerusalemme, una Gerusalemme che altro non è che la tranquillità, la serenità nella vita. Ciascuno di noi vive la propria avventura cercando di raggiungere questi scopi, per se, per la propria famiglia, per i propri figli…ciascuno come meglio può e riesce. Ciascuno è in viaggio con i propri fardelli e le proprie risorse e si porta appresso tutta una vita…la sua.
Poi capita che nel percorso incontra i briganti cioè le tribolazioni, le disavventure, le fatiche, gli imprevisti che lo lasciano così tramortito e senza fiato, ferito e abbandonato lungo la strada.
Abbandonato sul lato della strada come un cencio, incapace di reagire, di alzarsi, sfinito dai colpi ricevuti ma non ancora morto. Si proprio così distrutto e derelitto ma vivo. Morto ma non morto semplicemente incapace di qualunque azione ma ancora con il cuore che batte e le mani che tremano, le gambe che non reggono ed il fiato che non basta mai. Troppo forti i colpi dei briganti.
Incontri.
Ed in queste condizioni molto spesso incontriamo altre persone ma siamo così non morti da non riuscire a chiamare, a farci vedere. Invece di ricercare aiuto suscitiamo paura, orrore proprio come degli zombi.
E noi passanti abbiamo paura di finire travolti da questi non morti, di venire in qualche modo contaminati dalla loro situazione è ben ci guardiamo di giocarci.
Però per fortuna qualcuno c’è che vince la paura è lo schifo e consente al non morto di ritrovare il tempo, il suo tempo. Qualcuno che non teme la contaminazione o le maldicenze e che riporta il non morto in una condizione umana. Gli offre dignità, sicurezza, attenzione e amore. Gli offre rifugio e tempo. Tempo per ricordarsi di essere vivo, tempo già pagato e non contato il tempo che serve. Gesù non ha fretta , non ha paura di contaminarsi, non teme il contagio del sangue e ha a disposizione l’eternità. Questo è quello che dona a noi perché si possa uscire dalla condizione di non morti e per farlo non pone del tempo.
Claudio