Forse uno dei miracoli o come li chiama Giovanni, uno dei segni più famosi di Gesù e anche dei più imitati… la trasformazione dell’acqua in vino. Imitati perché imitati ?
Imitazione.
Dopo aver sentito la lettura di questo brano un uomo ospite di una casa di reclusione mi disse ” beh niente di strano sai quante volte lo abbiamo fatto anche in Sicilia? Riempivamo le cisterne di acqua, qualche polverina e lo spedivamo in Francia. Quando la cisterna arrivava dentro c’era vino…”. Il vino è un prodotto derivante dalla fermentazione del glucosio e la sua trasformazione in etanolo alcool terziario…oggi grazie ai progressi della chimica si fanno scientificamente miracoli ma non penso siano la stessa cosa. Per produrre vino ci vuole tempo, passione, conoscenza, attenzione, cura; barando si guadagna tempo si saltano i passaggi buon guadagno a costo minimo. Quelli della mia età ricorderanno sicuramente il caso del vino al metanolo che grandi danni e alcuni morti causò alcuni ( non troppi ) anni fa. Ma cosa c’entra tutto questo con il brano di Giovanni ? In fondo Gesù non ha barato ha si mutato l’acqua in vino ma che vino…vino che suscita lo stupore per la sua elevata qualità, un vino inaspettato, quindi Gesù non ha barato.
Vino.
Nella vicenda umana di Gesù il vino è presente all’inizio e sarà presente alla fine nel momento culminante in cui il Maestro istituendo l’Eucarestia si dona a noi per sempre. Quello stesso vino che così abbondantemente Gesù elargisce sulla tavola di Cana comparirà sulla tavola Eucaristica trasformandosi nel sangue di Cristo che abbondantemente verserà per l’uomo dalla croce. C’è un sottile filo rosso ( rosso come il vino..) che lega i due eventi e il filo in questione è il percorso che il Maestro segue da quel primo giorno alle nozze fino alla morte in croce. Un percorso che trasforma l’uomo Gesù nel Cristo della resurrezione, un percorso tutto umano fatto di fatica, di sentimenti, di emozioni che portano il livello di conoscenza dell’uomo in Gesù ad una totale immedesimazione nella creatura amata. Questa immedesimazione si trasforma in comprensione ed in compassione ( patire con ) da parte di Dio con l’uomo tanto da arrivare a morire per lui versando copiosamente il Suo sangue in un gesto di infinito amore e generosità. La stessa generosità ed esagerazione che ritroviamo in quelle nozze in cui il vino non poteva mancare e il cui vino era l’anticipazione dell’immenso amore di un Padre che non può far fare una pesssima figura ai suoi figli.
Claudio