22 gennaio 2023
III DOMENICA DOPO L’EPIFANIA (A)
Luca 9,10b-17
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Gesù chiede collaborazione
Continua anche in questa domenica l’epifania di Gesù, il suo manifestarsi: oggi come nutrimento per la fame della moltitudine. Colpisce nel racconto di Luca il comportamento di Gesù. Avrebbe potuto fare tutto da solo e assicurare alla folla stanca e affamata il pane.
E invece vuole associare i discepoli alla sua azione provvidente e misericordiosa. Non fa cadere dall’alto i suoi doni, ma ci chiama a fare la nostra parte. Questo agire di Gesù valorizza la nostra collaborazione; si serve delle nostre pur esigue risorse per manifestare la sua premura per i bisogni della gente. Dio vuole avere bisogno degli uomini: di fronte a Lui non siamo né burattini, né robot, né automi: siamo esseri liberi, coscienti e capaci.
I cinque pani e i due pesci che i discepoli mettono a disposizione – la piccola provvista di qualcuno previdente – sono il segno della nostra partecipazione all’agire di Gesù per la moltitudine.
2. La sproporzione: siamo inadeguati
Questo episodio,nella redazione del Vangelo di Giovanni ha una piccola aggiunta assai significativa. L’apostolo Andrea, mettendo a disposizione di Gesù i pochi pani e i pesci aggiunge: “Ma che cos’è questo per tanta gente?”. Ha ragione Andrea: come sfamare cinquemila uomini con pochi pani e pochi pesci?
Con parole diverse quante volte anche noi confessiamo la nostra inadeguatezza, il nostro non essere all’altezza dei compiti che ci attendono. Sono i genitori che, pur con tutta la buona volontà, non ce la fanno ad educare bene i loro figli. Oppure confessiamo, sfiduciati e delusi: quant’è difficile essere onesti, coerenti, resistere all’alta marea della corruzione.
E se da questa dimensione personale ci apriamo a quella collettiva e mondiale, dominante è il senso di impotenza, di inadeguatezza. Come sfamare le moltitudini che hanno fame e che giustamente cercano, con ogni mezzo, di arrivare a raccogliere almeno le briciole
che cadono dalle nostre tavole sempre troppo opulente pur in questi anni di crisi? Come arginare i conflitti che insanguinano la terra e non dover piangere altri morti dopo l’ultimo attentato? Davvero grande è la sproporzione tra le nostre risorse e i problemi che ci stanno dinanzi.
3. Col poco di tutti si fa tanto
Eppure il Vangelo di oggi ci invita a metterci nei panni dei discepoli ai quali Gesù con una parola che sembra una provocazione dice: “Date voi stessi da mangiare!”.
Ci ordina di cavare dalle nostre bisacce quel poco che abbiamo, ci ordina di mettere a disposizione dei bisogni dell’umanità quel poco che siamo. E’ poco eppure non è nulla; è disperatamente inadeguato eppure non è inutile. E se mettiamo questa nostra povertà, con fiducia, nelle mani di Dio, se facciamo quanto a noi possibile consapevoli che è poco ma è quanto abbiamo nelle mani, se agiamo così dando fondo alle nostre capacità, spendendoci fino all’ultima briciola, il Signore misteriosamente moltiplicherà la nostra povertà e ne farà pane abbondante per la moltitudine. Anzi, ci vorranno dodici ceste per raccogliere gli avanzi. Perché nulla vada sprecato.
Questo è il Vangelo: la certezza che Dio può moltiplicare per il bene della moltitudine quel poco che abbiamo e che siamo. Nessuno, allora, dica mai: sono inutile, sono fallito. Se crediamo al Vangelo la nostra vita sarà sempre il lieto miracolo dipoco pane che sfama la moltitudine.
Tra poco metteremo sull’altare il pane, quel pane che manca a gran parte dell’umanità. Ricevendo sul palmo della mano questo pane che è il corpo di Cristo, facciamo nostra la sua sollecitudine per la fame della moltitudine.
-- don Erminio