13 agosto 2023
XI DOMENICA DOPO PENTECOSTE (A)
Matteo 10,16-20
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Pecore e lupi
Gesù era consapevole dei disagi nei quali si sarebbero trovati i suoi: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi”. I suoi discepoli si sarebbero imbattuti in tutta una serie di problemi, di rischi e di pericoli proprio in ragione del Vangelo che avrebbero annunciato al mondo.
E quello che poteva valere ai tempi di Gesù, vale anche ai nostri giorni. Anzi, al tema della persecuzione a causa del Vangelo Matteo dedica l’ultima delle sue beatitudini, descrivendola in modo disteso: “Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia…” (Mt 5,10-11).
Di fatto oggi il cristianesimo è tra le religioni più perseguitate nel mondo. Migliaia di cristiani subiscono minacce e violenze, anche fisiche, a causa del Vangelo. Mentre in Occidente siamo affaticati da un laicismo che giustifica qualsiasi opinione e la Chiesa è tacciata di chiusura perché annuncia una visione della vita poco gradita a chi governa l’opinione pubblica, da noi non succede ancora di rischiare la vita per testimoniare la nostra fede in Gesù.
Ma l’indicazione di Gesù è quella di essere consapevoli che siamo “come pecore in mezzo ai lupi”. Questo dovrebbe cominciare a scuoterci di dosso un cristianesimo di poltrona e pantofole, rimanendo sempre più in sintonia con chi, ancora oggi, si professa cristiano in qualche parte del mondorischiando la pelle!
2. Serpenti e colombe
Gesù non vuole mandare al massacro i suoi, ma a tenere alto il Vangelo. Per questo aggiunge subito: “Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”.
Non parla di scaltrezza, ma di prudenza. Gesù ci invita a non cadere ingenuamente nella tana del lupo. A non buttarci nella mischia che non porta alcun vantaggio alla causa del Vangelo, combinando l’accortezza del serpente con la capacità di spiccare immediatamente il volo proprio delle colombe, che si alzano in volo appena avvertono qualche pericolo.
Come? Ripensiamo allo sguardo disarmato e disarmante di Annalena Tonelli, una missionaria italiana uccisa in Somalia con un colpo di fucile nel 2003, dopo 33 anni di servizio come medico.
Due anni prima, in Vaticano aveva tenuto una conferenza nella quale diceva: “sono stata per anni nel mezzo della guerra. Ho sperimentato nella carne dei miei, di quelli che amavo, la cattiveria dell’uomo, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con una convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare (…). Ma il dono più straordinario, il dono per cui io ringrazierò Dio e loro in eterno, è il dono dei miei nomadi del deserto. Musulmani, loro mi hanno insegnato la fede, l’abbandono incondizionato, la resa a Dio, che non ha nulla di fatalistico, una resa rocciosa e arroccata in Dio, che è fiducia e amore”.
3. Perdono e amore
Nessuno aveva mai pronunciato parole così realistiche e dure: “Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe”. Parole poco incoraggianti per chi sta per intraprendere una missione. Non predice facili trionfi.
Gesù non vuole che alcuna illusione fasci la testa dei suoi discepoli, piuttosto mostra la bellezza di un atteggiamento faticoso che l’annunciatore della sua parola dovrebbe assumere come stile indipendentemente dal fatto che il suo messaggio sia accolto o rifiutato, consapevole del fatto che mentre ci esorta ad entrare nel mondo come agnelli in mezzo ai lupi, è Lui l’Agnello che sarà immolato senza alcuna resistenza, senza un grido di vendetta.
Come testamento ci lascia parole di perdono e il comandamento dell’amore.
— don Erminio