27 dicembre 2020
TERZO GIORNO DELL’OTTAVA DI NATALE (B)
Giovanni 21,19-24
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Questa è la nostra fede: seguire Gesù,
vivendo la vita umana nella dimensione del regno di Dio, nella forma dell’amore di Gesù, nella prospettiva della vita nuova, secondo lo Spirito. Gesù ha raccomandato due vite: una nella fede, l’altra nella visione; una peregrinante, l’altra gloriosa; una in cammino, l’altra in patria. La prima è rappresentata da Pietro, l’altra da Giovanni.
Perché il Signore, quando si manifestò per la terza volta ai discepoli, disse a Pietro: Tu seguimi, mentre riferendosi a Giovanni disse: Se voglio che lui rimanga finché io venga, a te che importa? Perché a Pietro, e non agli altri che si trovavano insieme con lui, il Signore dice: Seguimi? Senza dubbio anche gli altri discepoli lo seguivano come maestro.
E come mai il Signore prediligeva Giovanni, dal momento che era Pietro ad amare di più il Signore? Quando Giovanni parla di sé, tace il proprio nome, e parla del ‘discepolo che Gesù amava’, come se il Maestro amasse lui solo, per distinguersi con questa indicazione dagli altri. Così ci fa capire che lui era il prediletto. Del resto, a riprova della sua predilezione a lui fu concesso di riposare sul petto del Salvatore…
Quanto al fatto che l’apostolo Pietro abbia amato Cristo più degli altri, molte prove lo dimostrano. Basta ripensare all’esame di Pietro, basato su tre domande: Mi ami più di questi? (Gv 21, 15).
Il Signore certamente lo sapeva, e tuttavia glielo domandò, in modo che anche noi, che leggiamo il Vangelo, conoscessimo, attraverso la domanda dell’uno e la risposta dell’altro, l’amore di Pietro per il Signore. Il fatto però che Pietro abbia risposto: Sì, ti amo, senza aggiungere che lo amava più degli altri, dimostra che Pietro ha risposto ciò che sapeva di se stesso. Non poteva sapere infatti quanto lo amassero gli altri, dato che non poteva vedere nel loro cuore.
2. Se ci domandiamo quale sia il migliore tra questi due apostoli,
colui che amava di più Cristoo colui che lo amava di meno, si risponderà che migliore era colui che lo amava di più! E se ci domandiamo quale sia il migliore tra questi due apostoli, colui che era amato di più da Cristo, o chi lo era di meno, diremo tutti che migliore era colui che più era amato da Cristo.
Nel primo caso si antepone Pietro a Giovanni, nel secondo Giovanni a Pietro. Ma guardiamo le cose da un altro punto di vista. Chi è il migliore tra i due: chi ama Cristo meno dell’altro e più del suo condiscepolo è amato da Cristo, o chi è amato da Cristo meno del suo condiscepolo benché più dell’altro ami il Maestro? Qui la risposta è più difficile…
È migliore colui che ama di più Cristo, mentre è più felice colui che da Cristo è più amato. È strano: il Signore sembra amare meno chi lo ama di più, e amare di più chi lo ama di meno.
3. La Chiesa conosce due vite,
rivelate da Dio: una è nella fede, l’altra nella visione; una appartiene al tempo della peregrinazione, l’altra all’eterna dimora; una è nella fatica, l’altra nel riposo; una lungo la via, l’altra in patria; una nell’azione, l’altra nella contemplazione; una che si tiene lontana dal male e compie il bene, l’altra che ha solo un grande bene da godere; una è tutta impegnata nella lotta, l’altra gode tranquilla, in pace, i frutti della vittoria; una discerne il bene dal male, l’altra non ha che da contemplare il Bene.
Quindi una è buona, ma ancora infelice, l’altra è migliore e beata. La prima è simboleggiata nell’apostolo Pietro, l’altra in Giovanni. La prima si conduce interamente quaggiù fino alla fine del mondo, quando avrà termine; il compimento dell’altra è differito alla fine del mondo, ma, nel mondo futuro, non avrà termine.
Perciò a Pietro il Signore dice: Tu seguimi, sopportando, come me, i mali del tempo presente; quello invece resti finché io venga a rendere a tutti i beni eterni. In modo più esplicito si può dire:
L’attività perfetta mi segua ispirandosi all’esempio della mia passione; la contemplazione già iniziata attenda il mio ritorno, perché quando verrò essa raggiungerà il suo compimento. Qui nella terra dei mortali, noi sopportiamo i mali di questo mondo; lassù, nella terra dei viventi, contempleremo i beni del Signore. La vita eterna, che in Giovanni viene simboleggiata, non raggiunge ora il suo compimento, ma lo raggiungerà quando sarà venuto Cristo.
Amiamo Cristo come Pietro, per essere liberati da questa condizione mortale; chiediamo di essere da Cristo amati come Giovanni, per ricevere la vita immortale.