20 febbraio 2022
PENULTIMA DOPO L’EPIFANIA (C)
Marco 2,13-17
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Dio, il misericordioso
Alcune importanti e note esperienze religiose esprimono una grande capacità di misericordia.
Nell’Islam, ad esempio, il primo dei 99 nomi attribuiti a Dio, subito dopo quello di Allàh, è il Misericordioso e il Compassionevole. Anche nel buddismo la misericordia è tra i tratti più caratteristici del Buddha.
Come se Dio dicesse, attraverso varie espressioni religiose autentiche, dal profondo del cuore: “Sappiate che con voi mi trovo bene, soprattutto se ti senti povero, piccolo ed emarginato. Come vorrei che nessuno si sentisse escluso dal venire a me, soprattutto quando è tanto ferito”.
Come se, davanti alla nostra impotenza a risolvere certi problemi – come la fame, certe povertà e alcune forme di malvagità umana – solo il suo sguardo misericordioso le potesse sanare in radice.
Talvolta, vedendo tanti giovani turbati e confusi, molti adulti vengono presi dal pensiero che sia impossibile sognare di avere ancora in futuro qualcuno capace di salvare l’umanità.
Forse non avremo più eroi, ma in forza della misericordia di Dio non mancheranno i santi. Più che santi d’altare, avremo vicini tanti amici di Dio: i poveri, gli affamati, i misericordiosi…
2. Sguardo che salva
È questione di sguardo. Di un nuovo modo di guardare. Così come guarda Dio, come solo Dio vede. Con quella profondità che ti raggiunge dentro, che ti ferisce il cuore, trasformandolo. Come quando “uscì di nuovo lungo il mare (e) tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro”.
E se Gesù s’imbatte con le folle che gli si radunano attorno, il cuore si apre alla parola insegnando, ma avendo anzitutto percepito una commozione, un fremito che d’istinto lo porta a percepire la loro sete, la loro fame e tutti i bisogni più profondi che hanno nel cuore.
Come quella volta che “scendendo dalla barca, Gesù vide una gran folla: sentì pietà per loro perché erano come pecore senza pastore” (Mc 6,34). Così che proprio quell’insegnamento che aveva deciso di pronunciare altro non è che il frutto maturo di quella misericordia, di quella pietà che solo Dio sa provare per tutti e per ciascuno.
Come quando passando vide “Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: ‘Seguimi’. Ed egli si alzò e lo seguì”. Al principio di ogni chiamata non c’è un programma, una funzione preordinata dal Figlio di Dio che già intravvede che Levi poteva diventare un grande apostolo del Suo Vangelo.
Quando Dio chiama è perché è mosso anzitutto dal suo cuore misericordioso e pietoso. Siamo, infatti, tutti figli di un amore che salva. Come un’inebriante cascata d’amore che ti abbraccia senza darti scampo: “ed egli si alzò e lo seguì!”
3. Santi peccatori
Così, dalla strada, percorrendo le vie più strette del villaggio, Gesù, giunge alla casa di Levi che già s’era riempita di tutta una compagnia che noi avremmo definito dei “poco di buono”, dai quali non ti puoi certo aspettare granché, tanto che “anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano”.
È anzitutto a questa nuova folla di santi e di amici di Levi e di Gesù che il nostro sguardo deve cominciare a scorgere e ad accettare. Tanto che chi già s’è inoltrato per questa strada forse ci potrebbe guardare abbozzando un sorriso, come per incoraggiarci, quasi a dire che è pure una strada possibile, percorribile perché in fondo si tratta sempre e solo di Vangelo.
Il santo, stando al Vangelo, sarà sempre meno un campione di perfezione, e sempre più intensamente un figlio del perdono e della misericordia. Gesù ripete a noi, come già allora: “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.
Santi secondo il Vangelo di Gesù sono anzitutto dei peccatori che hanno ancora il coraggio di sedersi alla sua mensa, senza temere le proprie ferite, senza lasciarsi sopraffare dal senso del peccato.
-- don Erminio