Siamo ormai giunti a Natale. Toccati e anche un po’ frastornati da mille messaggi, vogliamo riflettere su ciò che sta capitando.
E ci chiediamo:
che cos’è il Natale? Che cos’è per me, per tutti e per ciascuno il Natale oggi.
Cerchiamo di dirlo partendo dalla periferia e andando al centro.
- C’è stato un momento in cui forse, abbiamo pensato che il Natale si riducesse semplicemente a una corsa al consumo. L’abbiamo pensato forse più con i fatti che con i ragionamenti. E un po’ ci hanno spinto a questo le luminarie e la frenesia delle compere, un po’ la schiavitù del “si usa così” e “come si fa a non fare” e “che Natale sarebbe senza…”.
Ora ci accorgiamo che non è vero: Natale non è uguale a “consumo” e “operazione commerciale”. C’è sì anche qualche simpatico regalo, ma Natale non è li. Ci può essere uno splendido Natale senza alcun regalo, e ci possono essere splendidi regali senza alcun Natale.
- Allora è venuto un secondo momento in cui ci è sembrato di capire che Natale è “la pace, la bontà, la fratellanza”.
E quanto più queste cose mancano nel mondo, tanto più ci è parso di poterle desiderare per Natale, almeno per un po’, per qualche ora, per un giorno, in famiglia, con i bambini, salutandoci tutti e facendoci gli auguri per un Anno Nuovo migliore.
“Che cosa nasce a Natale?” abbiamo pensato: nasce nulla, ma sarebbe già tanto se nascesse un po’ di buon accordo tra le persone, tra i partiti politici, tra le Nazioni; un po’ di altruismo là dove invece di solito regna la sopraffazione, l’approfittamento, l’imbroglio: in società, per la strada, sul lavoro.
Natale di un mondo migliore, più umano, o almeno meno disumano…
Ci accontentiamo di poco…, abbiamo pensato.
Nascesse anche solo questo, che bel Natale!
- E invece, amici, ci è dato di più.
A noi che, allenati alle disillusioni, volevamo accontentarci di poco, è dato molto e molto di più, è dato il Dono, il vero Regalo, è dato il vero Natale, è dato qui, è dato ora.
- Avete sentito quello che dice l’angelo in sogno a Giuseppe: “Il bambino che nascerà da Maria tu lo chiamerai Gesù: infatti, egli salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Oggi è il Natale della salvezza.
Che cosa significa?
Significa che quel Dio che ci ha creati, per il Quale tutto esiste, ha deciso di entrare nella nostra storia per salvarci; ed è entrato facendosi Uomo in Gesù di Nazaret; e questo Gesù ha compiuto la sua opera di salvezza vivendo tra noi; e questa vita salvatrice ha avuto un inizio, quando Lui è nato: il suo Natale.
Oggi dunque nasce la salvezza, perché nasce il Salvatore; oggi il nostro cuore si riempie di immensa gioia perché ci rendiamo conto di aver ricevuto la più grande delle fortune: che un Dio abbia incominciato a mettersi in cerca dell’uomo per salvarlo.
- Non è il Natale delle compere.
- Non è il Natale dei buoni sentimenti dell’uomo, semplicemente…
- È il Natale di Dio, è la nascita di Colui che vivendo tra noi ci salverà, è il Natale della salvezza.
- Ma ecco il rischio, ecco la grande alternativa:
Questo Dio che nasce, alcuni lo accolgono e alcuni no. Qui è la suprema divisione.
“Venne tra la sua gente ma i suoi non l’hanno accolto (dice San Giovanni). A quanti però che l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.
E in che cosa consiste l’accoglienza o la non accoglienza?
Consiste nella fede o nell’incredulità:
“Ha dato il potere di diventare figli di Dio, a chi? A quelli che credono nel suo nome”.
Video: Presepe del Carsana in Santuario
Sulla fede dunque si gioca la vita, si gioca la salvezza, sulla fede si distingue il modo di fare il Natale del Signore: lo accoglie chi crede, e naturalmente vive poi in conformità con questa fede. Non lo accoglie chi non crede.
- E allora se c’è un dono di Natale che chiediamo al Dio Bambino è proprio questo: la fede. La fede in Lui.
- Vi accorgete, amici, di quanta fatica facciamo a credere? A credere in Dio, a fidarci di Lui, a credere nell’uomo, nel futuro dell’uomo e del mondo (abbiamo tanta paura…), fatica a credere nel prossimo (c’è in noi tanta istintiva diffidenza, causata anche da delusioni subite), fatica a credere in qualche ideale, fatica a credere in qualcosa che comunque vada al di là di ciò che si tocca con le mani e si vede con gli occhi…
- Abbiamo tanti bisogni, ma il più grande e il più urgente è il bisogno di fede.
Tra gli auguri ricevuti in questi giorni, ce n’è stato uno particolarmente bello, è una frase di Saint Exupéry:
“Ecco il segreto della vita. È molto semplice: non si vede bene che col cuore; l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Mettete “fede” al posto di “cuore”, e diventa il mio augurio a voi.
- Possiate vedere con la fede: e possiate accorgervi e ricordarvi lungo l’anno che la Chiesa, la Messa festiva, è il luogo dove – nonostante i difetti degli uomini di Chiesa – gli occhi della fede si aprono, si impara a vedere l’essenziale, si scopre dunque il “segreto della vita”.
padre Mario Chiodi