17 marzo 2024
V DOMENICA DI QUARESIMA (B)
Giovanni 11,1-53
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Come Lazzaro: siamo rinati a vita nuova
La Quaresima è un cammino di riscoperta del nostro Battesimo, scaturito dalla Pasqua di Cristo. Nella sua morte (l’acqua del fonte battesimale) siamo immersi e in lui risorgiamo a vita nuova. La vita biologica assume tratti nuovi e tutto il nostro essere, se vive in Cristo, progressivamente si spiritualizza, sino a quando ‘diverremo come angeli’ (cfr. Marco 12,25).
Dunque ognuno di noi è Lazzaro: rinati nel battesimo a vita nuova. La vita biologica assume i tratti della lotta spirituale per mantenerci in questa vita nuova, che il Vangelo di Giovanni chiama ‘vita eterna’.
2. Chiamati ad uscire da una vita di peccato
È il culmine dei “segni” prodigiosi compiuti da Gesù: è un gesto troppo grande, troppo chiaramente divino per essere tollerato dai sommi sacerdoti, i quali, saputo il fatto, presero la decisione di uccidere Gesù (cfr Gv 11,53).
Lazzaro era morto già da tre giorni, quando giunse Gesù; e alle sorelle Marta e Maria Egli disse parole che si sono impresse per sempre nella memoria della comunità cristiana.
Dice così Gesù: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno» (Gv 11,25).
Su questa Parola del Signore noi crediamo che la vita di chi crede in Gesù e segue il suo comandamento, dopo la morte sarà trasformata in una vita nuova, piena e immortale.
Ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi, accontentandoci di una vita falsa, egoistica, mediocre.
«Vieni fuori!», ci dice, «Vieni fuori!». È un bell’invito alla vera libertà, a lasciarci afferrare da queste parole di Gesù che oggi ripete a ciascuno di noi. Un invito a lasciarci liberare dalle “bende”, dalle bende dell’orgoglio. Perché l’orgoglio ci fa schiavi, schiavi di noi stessi, schiavi di tanti idoli, di tante cose.
La nostra risurrezione incomincia da qui: quando decidiamo di obbedire a questo comando di Gesù uscendo alla luce, alla vita; quando dalla nostra faccia cadono le maschere – tante volte noi siamo mascherati dal peccato – e noi ritroviamo il coraggio del nostro volto originale, creato a immagine e somiglianza di Dio.
Il gesto di Gesù che risuscita Lazzaro mostra fin dove può arrivare la forza della Grazia di Dio, e dunque fin dove può arrivare la nostra conversione, il nostro cambiamento.
3. Due ricette sicure per guarire
Con Paolo (Efesini 5, 15-20) sappiamo di vivere in ‘giorni cattivi’, soprattutto per l’antica malattia denunciata dai profeti: la sclerocardia, la durezza di cuore di molti.
Sempre Paolo esorta i cristiani di Efeso alla saggezza. La fede non può essere racchiusa nel privato personale, occorre una solida vita comunitaria, fatta di relazioni autentiche nella comunità cristiana, corroborata dalla forza dei sacramenti, in particolare la Riconciliazione e l’Eucarestia.
L’una ci riporta alla bellezza del nostro Battesimo, l’altra è pane che ci sostiene nell’arduo e affascinante mestiere del vivere. Questa sapienza del vivere va trasmessa di padre in figlio (Cfr. Deuteronomio 5, 4a.20-25).
Lazzaro si è addormentato, questa immagine ci rimanda all’attesa che vivono i nostri cari trapassati, del giorno in cui Cristo si manifesterà. Oggi Gesù rivolge a noi la stessa domanda che rivolse a Marta: “Credi tu questo?”.
Il ritorno alla vita di Lazzaro provocherà la decisione di uccidere Gesù da parte del Sinedrio. Saliamo dunque verso la Pasqua con questa certezza: sapere, pur nella fede, che la vita non muore ma si compie in Cristo, spalanca orizzonti di serenità, ‘adesso e nell’ora della nostra morte’.
— don Erminio