Le dieci parole cambiano la vita?
Beh posso dire che a me l’hanno fatto.
Il percorso che ho fatto ha avuto alcune “miles stone” come si dice ai giorni nostri.
Partiamo dal primo comandamento (ehm… parola) e dagli idoli.
Quando mi sono affacciato alla lettura di questa parola, mi sono detto: io sono a posto. Qua non ho problemi. Io adoro un solo Dio e solo a Lui rendo culto…. Poi però ho scoperto che il Signore ci dice di amarLo con una relazione autentica, completa e che il pieno amore verso di lui esige essenzialmente di non venerare gli idoli e, con mio grande stupore, mi sono accorto di essere un vero e proprio adoratore di “idoli” e che questi non sono semplicisticamente solo il denaro ed il lavoro ma anche altri aspetti della mia vita: il loro scopo è esattamente contrario a quello di un Dio che ci ama e si dona a noi; essi hanno il fine di risucchiare la nostra vita, di svuotarci fino a renderci loro schiavi.
Ho compreso che tutti noi abbiamo idoli nella nostra vita e che il primo passo da compiere è “conoscerli”, dare loro un nome.
La quinta parola “Non uccidere” e la sesta “Non commettere adulterio” sono state un modo per rileggere la mia vita perché la quinta parola parla dell’amore che noi dobbiamo avere verso il prossimo mentre la sesta parla, tra le altre cose, del comprendere la propria vocazione e non tradirla. Capire che per seguire la quinta parola, non mi devo limitare a non uccidere il mio prossimo ma, al contrario, devo amare di un amore profondo e completo ogni fratello che il Signore pone sulla strada della mia vita ha dipinto la mia vita, resa opaca dalla separazione coniugale, colorandola di uno scopo, un obiettivo che va oltre il rimpiangere il passato e che mi apre verso nuovi orizzonti (Gv 13,34-35 “Da questo tutti sapranno che siete mie discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”).
La strada è però solo appena iniziata, ma percorrerla con le “parole” che il Signore ci ha dato con la promesse che la nostra “gioia sia piena” (Gv, 15, 9-11) rafforza la mia volontà.
Un grazie a Padre Francesco e a tutta l’equipe che hanno saputo essere strumenti essenziali nelle mani del Signore.
Massimiliano