DESIDERIUM – tria natalis
Io che sono l’E’, il Fu e il Sarà
accondiscendo ancora al linguaggio
che è tempo successivo e simbolo.
Chi giuoca con un bimbo giuoca con ciò che è
prossimo e misterioso;
io volli giocare con i Miei figli.
Stetti fra loro con stupore e tenerezza.
(Jorge Luis Borges)
Vuole ribadire, la liturgia, ciò che forse ci è scappato via, presi come eravamo dall’evanescenza delle lucine industriali a colmare un’assenza che sentiamo profonda.
E’ ribadita la verità all’evento. Tempo in cui si affina il desiderio. L’Attesa, se non è seguita da una presa, porta alla delusione. Se Chi abbiamo atteso non è riconosciuto – com-preso – l’unica speranza rimarrà nei palliativi creati e vestiti a festa. Che già ci appaiono pallidi e annebbiati.
Per questo la liturgia ci offre una triplice visione dell’evento, una triplice battuta. Perché Natale non sia la festa banale che tutti si aspettano.
“In principio era il Verbo” (Gv 1,1a) solennemente inizia il racconto giovanneo. Vi è un tempo che è tempo stesso; tempo puro. Colui che sopraggiunge “è prima di tutte le cose” (Col 1,17a). Il primo tempo è quello dell’eternità.
Egli è il Logos, parola molto più densa e carica di significato. Non è solo Parola, ma Pensiero, Logica, Discorso, Ragione. Biblicamente è la Sapienza – tipo cristologico – “inizio della sua [di Dio] attività” (Pr 8,22a). Primo Natale è il da-sempre, “fin dal principio” (Pr 8,23b), Egli che è il “principio” (Col 1,18b). E’ il sapere che c’è un inizio – Lui – a consolarci riguardo la meta.
Il secondo tempo è quello della causalità. Egli diviene il metodo con cui vengono “create tutte le cose” (Col 1,16a). E’ la Ragione per mezzo della quale viene dato l’ordine al caos primordiale: “io ero con lui come artefice” (Pr 8,30a), architetto della Creazione.
“Tutto è stato fatto per mezzo di lui” (Gv 1,3a). Egli è la Causa prima di ogni cosa: “tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui” (Col ,16f). Non vi è nulla che sia fuori la Sua portata. Secondo Natale è riscoperta e rilettura di ogni cosa in Lui. Egli interpretazione al reale.
Terzo Natale è la Sua venuta nella carne. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14a). Tale Ragione/Sapienza prende corporeità. E’ Discorso che si sostanzializza affinché anche le nostre parole possano prendere carne e materia.
“Egli è immagine del Dio invisibile” (Col 1,15a), icona tangibile del Divino. Si carnifica affinché “sia lui ad avere il primato su tutte le cose e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose” (Col 1,18d.20a). L’intera cosmologia risente di questa Sua venuta. Ci insegna, così, la maniera di stare, di essere presenti.
Il terzo tempo è, dunque, quello della carnalità. Assunzione del mortale e del fallace. Il mondo – quale antitesi al Logos pur essendone inseminato- corre il rischio della irri-conoscenza e, dunque, dell’in-gratitudine.
Per questo abbiamo bisogno di Uno così. Di Uno che ci insegni l’arte dell’abitare il presente, con un respiro ampio tra il prima e il dopo.
Eternità, causalità e carnalità sono le cifre alte del vero Suo Natale.
Alessandro