Asad, durante una delle sue visite abituali a Tolan, ormai sessantacinquenne e gravemente malato, fu assalito da una curiosità dirompente e chiese a Tolan: “Come mai quel giorno mi hai risparmiato invece di uccidermi?”. Tolan scosso dalla domanda inaspettata, poggiò a fatica la schiena sulla testata del letto e con fievole voce iniziò a raccontare.
“Quando combattevo nella prima guerra del Congo, nel territorio che a quell’epoca era chiamato Zaire, dopo il bombardamento sulla città di Kinshasa, il generale ci ordinò di entrare in ogni singola casa e uccidere i superstiti. Quando entrai in casa tua e ti vidi tra le macerie, con lo sguardo fisso sui tuoi genitori ormai senza vita, nonostante il mio compito fosse quello di spararti, il mio cuore fu mosso a compassione dalla tua tenera età e…”
Tolan rivivendo con grande emozione quell’esperienza drammatica, perse i sensi. Asad avendo assistito a numerosi attacchi di questo tipo, sapeva cosa fare e così aiutò Tolan. Poi l’anziano malato si riprese tentò di alzarsi per prendere un bicchiere d’acqua, ma non avendo abbastanza forza ricadde sul letto e mentre Asad gliene portava uno, lui riprese a raccontare.
“Ti avvolsi nelle coperte e con un po’ di fortuna ti affidai presso un mio amico fidato e, solo quando la guerra finì, un anno dopo, riuscii a tornare da te. Vedendo che ormai eri parte di quella famiglia, preferii lasciarti con loro .
Quell’atto di pietà aveva cambiato la vita di Tolan, un nuovo sentiero di redenzione e di speranza si apriva davanti a lui: lasciò le bande mercenarie e decise di dedicare la sua vita al prossimo, piuttosto che prendere ordini da potenti che vogliono solo aumentare il loro potere provocando la morte di persone innocenti.
Asad grazie a Tolan e alla sua nuova famiglia riuscì a vivere un’infanzia serena e un’adolescenza tranquilla. Quando divenne adulto, avendo vissuto in un paese in cui i viveri erano scarsi e con questi anche l’acqua, decise di impegnarsi per procurare queste risorse indispensabili alla vita anche ai più poveri.
Il giorno del suo sessantesimo compleanno Tolan ricevette la sua prima visita da parte di Asad il quale aveva saputo dell’inizio della malattia dell’ex soldato.
Asad, commosso da quelle parole, porse a Tolan un semplice biglietto su cui era riportata una frase di Papa Francesco che recitava: “La sofferenza
dell’altro costituisce un richiamo alla conversione, perché il bisogno del fratello mi ricorda la fragilità della mia vita, la mia dipendenza da Dio e dai fratelli”. Tolan trovando in questa frase la spiegazione del suo comportamento verso Asad, si ricompose e abbozzò un sorriso.
Tolan aveva concluso il suo racconto a fatica e Asad decise di non fare più domande e di assisterlo ancora fino agli ultimi suoi giorni.
Tolan morì cinque anni dopo lasciando a Asad una scatola piena di fotografie e una lettera da cui spiccavano queste parole: ” Il modo in cui viviamo la malattia rivela l’amore che siamo disposti a offrire. Il modo in cui affrontiamo la sofferenza dà nuovo senso alle esperienze della nostra vita, al male e al bene che abbiamo compiuto”.
Alunni del centro Don Bosco di Treviglio