19 novembre 2023
II DOMENICA DI AVVENTO (B)
Matteo 3,1-12
Riflessione a cura di don Erminio Villa
1. Un invito alla conversione
Oggi ascoltiamo la Parola di Dio tratta dai primi dodici versetti del capitolo terzo di Matteo. E’ il confronto tra Gesù e Giovanni Battista.
I discepoli di Giovanni, infatti, credevano che fosse lui il Messia. Matteo invece lo presenta come il nuovo Elia, il profeta atteso per annunciare la fine dei tempi e la venuta del Messia.
La dieta e il vestito di Giovanni lo collocano nella linea degli antichi profeti di Israele, ma con un nuovo particolare compito: invitare alla conversione a causa dell’imminente arrivo del Regno di Dio (Gesù e il suo annuncio).
I termini che indicano la parola conversione nell’aramaico, lingua di Giovanni, e nel greco del testo evangelico, indicano un cambio di mentalità e di stile di vita, a partire dal riconoscimento dei propri peccati.
2. Primi passi per la conversione
Il primo tra tutti è quello di sentirsi a posto perché discendenti di Abramo. Tradotto per noi: ho fatto battesimo, comunione e cresima, sono una brava persona, dunque sono a posto, vado avanti così…
Giovanni stesso minimizza la sua figura, riferendosi ad un’usanza ebraica: il discepolo scioglie i sandali del maestro e gli lava i piedi, una volta entrato in casa.
Dopo di che dichiara ancora una volta che il suo battesimo è simbolico, esprime una soggettiva volontà di cambiamento, ma quello che dà Gesù offre la forza per farlo: lo Spirito Santo.
Oggi noi dobbiamo dire con chiarezza che molti hanno scordato questa presenza forte ed efficace attiva in noi dal Battesimo e confermata nella Cresima. È tempo di riscoprirla!
3. Giovanni Battista, un vero educatore
È un tipo esigente, per niente accomodante. Ma è grande non solo per la dura coerenza del suo esempio e delle sue parole, ma soprattutto perché è capace di rinviare all’unico Maestro”: “Colui che viene dopo di me è più potente di me”.
Viene da pensare ad un famoso dipinto: la Crocifissione di Mattias Grunewald. Sotto la croce di Gesù il pittore ha collocato, con una invenzione assolutamente originale e assai significativa, anche il Battista che dice “Lui deve crescere e io diminuire” mentre con il dito indica appunto il crocifisso.
Il dito indice del Battista è anatomicamente sproporzionato, perchè sia potentemente indicativo della persona di Gesù. Giovanni è quel dito indice, è tutto in quel gesto: indica Gesù.
Un vero educatore non è preoccupato di richiamare su di sé, sulla sua persona, l’attenzione dei suoi discepoli o scolari ma piuttosto sulla verità, più grande di lui, che è chiamato a trasmettere.
Deve quindi, in certa misura, rendersi progressivamente inutile perché sovrana sia sempre e solo la verità alla quale l’educatore deve condurre.
È tentazione per l’educatore, per l’adulto, proporre se stesso e tendere a creare nei propri figli, nei giovani a lui affidati la propria immagine.
Giovanni Battista non sequestra la libertà dei suoi discepoli ma è pronto a farsi da parte, a diminuire perché l’unico vero Maestro cresca. Questo atteggiamento descrive bene quello che deve sempre essere lo stile della Chiesa, comunità che deve continuamente rinviare a Gesù, alla sua Parola.
La Chiesa ha quest’unica ragion d’essere: svelare sempre più nitidamente il volto di Gesù trasmettendone fedelmente il Vangelo!
— don Erminio