31 gennaio 2021
S. FAMIGLIA DI GESÙ, GIUSEPPE E MARIA (B)
Luca 2,41-52
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Un Dio nascosto
Davvero singolare la vita di Gesù: appena tre anni dedicati a girare nei villaggi della Galilea prima e a Gerusalemme poi come predicatore ambulante, ripetendo parole che il tempo non ha cancellato e che ancora oggi, dopo duemila anni, sono per tanti parole decisive, infine una morte violenta seguita da una misteriosa presenza tra i suoi che lo proclamano risorto. Ma prima? Circa trent’anni che saremmo tentati di dire insignificanti.
Sottomesso a Giuseppe e a Maria in uno sperduto villaggio, Nazareth, dal quale – si diceva – non poteva venire niente di buono. È tutto. Davvero una vita nascosta: “Veramente tu sei un Dio nascosto” aveva scritto il profeta Isaia. Che cosa avrà fatto in quegli anni? Ha succhiato il latte dal seno di sua madre, ha imparato a parlare, ha giocato con i ragazzi del villaggio, quante volte sua madre avrà gridato il suo nome per richiamarlo in casa e con il lavoro del legno nella bottega di Giuseppe, il falegname, gli saranno venuti i calli sulle mani.
2. Gesti semplici di una vita ordinaria
La vita di Gesù (come la nostra) è diventata la quotidianità stessa di Dio. Questa pagina, letta nella festa della famiglia, ci suggerisce due caratteristiche della famiglia. Giuseppe e Maria in quegli anni trasmettono al figlio con la lingua del Paese, gli usi della tradizione ebraica, tra questi l’annuale pellegrinaggio a Gerusalemme. La strada per Gerusalemme Gesù l’ha imparata camminando con Maria e Giuseppe e la carovana degli altri pellegrini. Quando, adulto, deciderà risolutamente di salire alla città santa luogo del compimento della sua esistenza, riconoscerà luoghi e percorsi conosciuti in questo primo viaggio quando ha appena dodici anni.
Primo compito della famiglia, dei genitori, è quello di trasmettere ai propri figli con la vita i significati, i valori, le ragioni del vivere, trasmettere quel patrimonio di senso che hanno ricevuto e che costituiscono il lascito più prezioso di una generazione all’altra. Portando per mano il dodicenne Gesù a Gerusalemme Maria e Giuseppe non condizionano la sua libertà, come qualcuno potrebbe pensare, non esercitano una indebita pressione sulla libertà del figlio. Lo introducono nella storia del loro popolo, lo situano in una millenaria vicenda umana e religiosa. Così è stato anche per ognuno di noi: se siamo qui è perchè qualcuno ci ha preso per mano e ci ha accompagnati nel cammino della vita e della fede: proviamo a ricordare oggi con gratitudine la mano che ci ha accompagnato, quella dei nostri genitori.
3. Parole e gesti misteriosi
Gesù resta nel Tempio e conferma questo gesto con una parola che può sembrare impertinente: “Perché mi cercavate?” e aggiunge una misteriosa anticipazione del suo futuro: “Io devo occuparmi delle cose del Padre mio”. Annota l’evangelista che né Maria. né Giuseppe comprendono questa parola. Tale annotazione allude alla misteriosa identità di questo ragazzo, incomprensibile per i suoi genitori. Ci sono parole e gesti di Dio che restano misteriosi perché più grandi della nostra intelligenza, inafferrabili per i nostri concetti.
Ma in qualche misura ogni figlio, pur generato da quest’uomo e da questa donna, con il colore degli occhi di sua madre e il carattere di suo padre, pur così somigliante nei tratti del volto ai suoi genitori, resta per loro una parola inedita e che non è dato di comprendere pienamente. C’è in ogni figlio una promessa di futuro, un sogno che non è dato di poter dominare, ma solo accogliere e accompagnare.
Possiamo dire che la famiglia siede tra il passato e il futuro: custodisce e trasmette un passato e si apre ad un futuro che può essere decifrato solo negli occhi dei figli.
-- don Erminio