28 febbraio 2021
II DOMENICA DI QUARESIMA (B)
Giovanni 4,5-42
Riflessione a cura di don Erminio Villa.
1. Dio (sposo) vuole riconquistare l’umanità (sposa)
Vuoi riannodare i fili di un amore? Gesù, maestro del cuore, ci mostra il metodo di Dio, in uno dei racconti più ricchi e generativi del Vangelo. Gesù siede stanco al pozzo di Sicar; giunge una donna senza nome e dalla vita fragile. È l’umanità, la sposa che se n’è andata da altri amori, e che Dio, lo sposo, vuole riconquistare. Perché il suo amore non è stanco, e non gli importano gli errori, ma quanta sete abbiamo nel cuore, quanto desiderio.
Questo rapporto sponsale, la trama nuziale tra Dio e l’umanità, è la chiave di volta della Bibbia, dal primo all’ultimo dei suoi 73 libri: dal momento che ti mette in vita, Dio ti invita alle nozze con lui. Ognuno a suo modo sposo.
2. “Dammi da bere”
Lo sposo ha sete, ma non di acqua: ha sete di essere amato. Gesù inizia il suo corteggiamento (la fede è la risposta al corteggiamento di Dio): non rimprovera ma offre: se tu conoscessi il dono di Dio… Il dono è il tornante di questa storia d’amore, la parola portante della storia sacra.
Dio non chiede, dona; non pretende, offre: Ti darò un’acqua che diventa sorgente. Una sorgente intera in cambio di un sorso d’acqua. Un simbolo bellissimo: la fonte è molto più di ciò che serve alla tua sete; è senza misura, senza fine, senza calcolo. Esuberante ed eccessiva. Immagine di Dio: il dono di Dio è Dio stesso che si dona. Con una finalità precisa: che torniamo tutti ad amarlo da innamorati, non da servi; da innamorati, non da sottomessi.
3. “Vai a chiamare colui che ami”
Gesù quando parla con le donne va diritto al centro, al pozzo del cuore; il suo è il loro stesso linguaggio, quello dei sentimenti, del desiderio, della ricerca di ragioni forti per vivere. Solo fra le donne Gesù non ha avuto nemici. Il suo sguardo creatore cerca il positivo di quella donna, lo trova e lo mette in luce per due volte: hai detto bene; e alla fine della frase: in questo hai detto il vero.
Trova verità e bene, il buono e il vero anche in quella vita accidentata. Vede la sincerità di un cuore vivo ed è su questo frammento d’oro che si appoggia il resto del dialogo. Non ci sono rimproveri, non giudizi, nemmeno consigli; semplicemente Gesù fa di quella donna un tempio.
4. “Mi domandi dove adorare Dio, su quale monte?”
Ma sei tu, in spirito e verità, il monte; tu il tempio in cui Dio viene. E la donna lasciata la sua anfora, corre in città: c’è uno che mi ha detto tutto di me… La sua debolezza diventa la sua forza, le ferite di ieri feritoie di futuro. Sopra di esse costruisce la sua testimonianza di Dio. Un racconto che vale per ciascuno di noi: non temere le tue debolezze, ma costruiscici sopra. Possono diventare la pietra d’angolo della tua casa, del tempio santo che è il tuo cuore.
A una donna dalla vita fallita Gesù rivela la sua più intima identità: Sono Io! È il Messia che ti parla. C’è da piangere per la commozione. Viene da chiedersi: come mai la Chiesa fa tanta fatica a comprendere l’abbondanza di misericordia che si rivela in questo incontro. A colei che sarebbe stato impensabile prestare la minima attenzione, il Signore fa il dono più grande. Nessuno può essere escluso dal cammino verso Dio. Gesù vuole la donna e l’uomo con cui sta. E possiamo pensare che il suo è un invito di guarigione. Accogliere, discernere, integrare nella Chiesa: è lo stile di una chiesa evangelica.
-- don Erminio